
Da bambino sognava di giocare nel Catania, la squadra per cui ha sempre tifato. E come tutti i bambini che amano una squadra, sognava di indossarne la maglia per tutta la vita. Per un po’ il suo sogno è stato esaudito, ma alla fine qualcuno lo ha spezzato.
Andrea Di Grazia fino alla scorsa settimana era un tesserato del Catania. Poi, dopo un’emarginazione durata una stagione intera, in cui non ha potuto giocare né allenarsi, ha deciso di andare via. Adesso è un giocatore del Pescara e, buon per lui, giocherà in Serie B.
Alla scuola calcio La Meridiana, dove lo intervistiamo e dove Andrea ha dato i primi calci, entra sereno. Ci saluta, ci ringrazia. Poi ci accomodiamo per l’intervista e a telecamere accese sembra cambiare qualcosa. Il ricordo della stagione appena trascorsa gli fa male, è evidente, però vuole parlarne. Ai nostri microfoni vuole dire tutto.
“Sono felice di far parte del Pescara, grande squadra che ha sfornato talenti del calibro di Insigne ed Immobile, ma ovviamente anche amareggiato perché lascio la mia città e la mia squadra… tifo per il Catania fin da quando ero piccolo”, esordisce così Andrea Di Grazia. “Purtroppo quest’anno molte cose mi hanno fatto male, da quando sono stato chiamato due giorni dopo rispetto all’inizio del ritiro fino a quando mi è stato chiesto di utilizzare uno spogliatoio diverso da quello dei miei compagni. Addirittura sono stato privato della divisa per allenarmi. E’ stato difficile, ma allenarmi era un mio diritto e ho deciso di denunciare per mobbing l’ad del Catania, Pietro Lo Monaco.”
– Per quale motivo questo trattamento nei tuoi confronti?
“Perché Alessandro Moggi (figlio di Luciano Moggi n.d.r.) è il mio procuratore e Lo Monaco non ha un buon rapporto con lui. A Torre del Grifo andavo soltanto per salutare i miei compagni, poi tornavo a casa perché non mi facevano allenare né potevo fare terapia. Essere trattato così è stato veramente umiliante. Da qui la denuncia per mobbing nei confronti di Lo Monaco.”
– Dopo la denuncia è cambiato qualcosa?
“A metà stagione sono stato reintegrato in rosa, ma dopo pochissimo tempo sono stato di nuovo messo fuori e privato della divisa per allenarmi. Non capisco i comportamenti di Lo Monaco, addirittura nell’ultimo periodo neanche ci salutavamo. Mi ha tolto il sogno di una vita, che era quello di giocare nel Catania, arrivare in Serie A col Catania, diventare capitano del Catania… un po’ come è riuscito a fare Totti alla Roma. Da catanese e da tifoso rossazzurro sarebbe stato un sogno.”
– Sottil o Novellino hanno provato a mediare tra te e Lo Monaco?
“Novellino assolutamente no. Con Sottil inizialmente abbiamo parlato di questo, ma alla fine non si è fatto nulla perché essendo un tesserato del Catania doveva fare come diceva il direttore. Inoltre, dopo aver fatto la denuncia per mobbing, Sottil ha dichiarato il falso: il fatto che mi allenavo con la squadra, che usavo lo stesso spogliatoio dei miei compagni… non era vero, sono dispiaciuto per questo comportamento. Nessun altro della società ha provato a difendermi per lo stesso motivo: essendo tesserati del Catania si fa come dice Lo Monaco.”
– Che rapporto hai avuto con i tuoi compagni di squadra?
“Con loro ho sempre avuto un bellissimo rapporto, soprattutto con quelli con cui ho giocato negli anni scorsi come il capitano Marco Biagianti, Rosario Bucolo, ma anche con i nuovi arrivati. Anche loro erano dispiaciuti per quella situazione.”
– L’umiliazione più grande?
“Sicuramente quando, arrivato a Torre del Grifo, il team manager, mortificato, mi ha detto: “Guarda Andre, qui non sei gradito, per favore puoi andartene?”. Per me è stata una pugnalata al cuore, ero visto come un “pericolo” (sorride n.d.r.), una cosa a dir poco scandalosa. Mentalmente sono maturato, mi sento più forte, ma provo sia rabbia che delusione. Essere umiliato così è veramente brutto.”
– Quando hai adito gli organi federali sportivi molti tifosi ti hanno criticato. Cosa vorresti dirgli oggi?
“Da catanese non avrei mai potuto denunciare il Calcio Catania. Ho denunciato la persona di Pietro Lo Monaco per il comportamento avuto nei miei confronti. Ai tifosi non posso che augurare il meglio. Spero che quest’anno sia la volta giusta. Ricordo ancora quando Del Core segnò contro l’Albinoleffe… io ero piccolo ed ero in Curva Sud… sono uno di loro. Continuerò a seguire il Catania, tiferò sempre per il Catania e augurerò sempre il meglio al Catania.”
– Chi vorresti ringraziare?
“Siamo qui a La Meridiana, dove ho cominciato. Vorrei ringraziare il mio primo mister, Maurizio Giuffrida, che mi ha aiutato tanto. Grazie anche ad Ezio Raciti, colui che mi ha consacrato e mi ha fatto crescere sia come calciatore che come uomo. Infine grazie a mister Pino Rigoli, che mi ha dato fiducia, lanciandomi nel calcio professionistico.”
