di Franco Vinci
La UILCA, sigla sindacale della UIL per il settore del credito e delle assicurazioni, ha reso noti i numeri inquietanti relativamente alla chiusura di sportelli bancari in Sicilia.
La Sicilia, fino a non molti anni fa, era additata negativamente per l’eccessivo numero di banche e di sportelli, inducendo a pensare maliziosamente che ciò fosse funzionale a loschi affari.
Ciò può anche essere accaduto, ma certamente è servito a dare il via ad una colonizzazione del sistema bancario siciliano, ormai orientato esclusivamente alla ottimizzazione dei profitti, che, nella stragrande maggioranza, ha cancellato dal proprio DNA, la “funzione sociale“ di questa particolare tipologia di imprese.
Il fenomeno non è solo siciliano, ed il problema è nazionale: solo che in altre Regioni, pur essendo a statuto ordinario, e quindi con scarsissimi poteri, i consigli regionali, dell’Emilia Romagna e del Piemonte, hanno adottato delibere contro la chiusura degli sportelli bancari, “fonte di impoverimento economico, sociale e culturale del Territorio.
In Sicilia ci sono 391 Comuni. Ebbene, 147, cioè quasi il 38%, sono ormai sprovvisti di presenza bancaria, con problemi enormi per cittadini ed imprese, senza che nessuna Istituzione regionale si ponga il problema.
Eppure, rispetto alle Regioni a Statuto ordinario, la Sicilia ha uno Statuto speciale, che all’articolo 17 le assegna competenze di rilievo in materia di:
Comunicazioni e trasporti;
Igiene e sanità pubblica;
Assistenza sanitaria;
Istruzione media e universitaria;
DISCIPLINA DEL CREDITO DELLE ASSICURAZIONI E DEL RISPARMIO;
Legislazione sociale,rapporti di lavoro e previdenza;
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Competenze tutte esercitate, tranne quelle in materia di CREDITO,ASSICURAZIONI e RISPARMIO.
Non credo che i Governi regionali che si sono succeduti nel tempo, almeno negli ultimi vent’anni, non abbiano trovato il tempo di occuparsi della cosa.
Ma non è mai troppo tardi.