Riceviamo e pubblichiamo l'intervento dell'ingegnere Luigi Bosco sul nuovo codice degli appalti.
"Ho avuto in più occasioni la possibilità di intervenire sul tema dell’inadeguatezza, dei danni e degli elevati potenziali rischi corruttivi connessi all’uso a tappeto del sistema dell’appalto integrato e della correlata offerta economicamente più vantaggiosa, come previsto dalla cosiddetta ‘legge Salvini’ sui lavori pubblici.
In un recente convegno è stata dimostrata la progressiva riduzione dei ribassi, correlata a questo tipo di appalti, con conseguente danno erariale. La realizzazione di numerose opere viene rallentata dai grovigli delle procedure di gara ( ne abbiamo alcuni esempi per quello che riguarda opere fondamentali per la sicurezza della nostra città). Ho da sempre denunciato i rischi connessi alla coincidenza della massima discrezionalità con il massimo interesse economico ( l’affidamento dell’appalto dei lavori).
Oggi desidero evidenziare i guasti connessi all’affidamento della progettazione e dell’esecuzione in capo ad un unico soggetto:l’impresa.
Riporto per esteso quanto pubblicato sull’ultimo numero della rivista di Inarcassa, che sintetizza il mio parere su tale argomento e quello, ritengo, del mondo degli Ingegneri e Architetti liberi professionisti:
“Affidando la progettazione e l'esecuzione in capo ad un unico soggetto, di fatto, viene meno la posizione di terzietà del progettista rispetto all'esecutore e aumentano i rischi di conflitti di interesse; operando sotto il coordinamento dell'impresa, che lo indica, il progettista perde il suo fondamentale ruolo di garante esclusivo degli interessi della P.A.
Per questo proponiamo di limitare al massimo il ricorso all'appalto integrato, ai soli casi residuali in cui l'elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell'appalto sia nettamente prevalente e l'impresa può dare un reale contributo in termini di innovazione".