
Riceviamo e pubblichiamo la nota social dell’avvocato Enzo Guarnera, presidente dell’associazione Antimafia e Legalità
Il 23 maggio si è ricordata l’uccisione di Falcone e Borsellino per mano mafiosa. Avviene così da 31 anni. Ho conosciuto entrambi, e con Borsellino ho anche parlato più volte.
Sintetizzo la mia opinione su alcuni aspetti.
Mafia, contrasto affievolito?
– Il contrasto alle varie mafie si è progressivamente affievolito. I partiti e la politica in generale non lo ritengono un problema prioritario del Paese.
Le ragioni sono diverse. Due in particolare:
1) La “nuova” classe dirigente, ai vari livelli, è in gran parte composta da avventurieri, mercenari, affaristi, predoni delle pubbliche risorse, privi di tensione etica e spessore culturale.
2) La mafia si è trasformata, entrando sempre più nei gangli vitali dell’economia, delle istituzioni, della politica, dello Stato.
Pertanto contrastarla efficacemente vorrebbe dire contrastare se stessi, essere masochisti.
– È in atto il tentativo di un progressivo smantellamento della legislazione antimafia, a partire dall’articolo 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario e dalla già approvata normativa sugli appalti.
I mafiosi ringraziano i politici, e sapranno come ricambiare.
– È di moda il revisionismo.
La Resistenza viene denigrata, la stagione di “mani pulite” ritenuta quasi una prevaricazione della Magistratura nei confronti dei partiti, come se fossero puri ed immacolati, mentre erano un covo di ladroni.
E c’è chi nega ancora la Trattativa Stato Mafia
Dopo la recente sentenza della Cassazione la “Trattativa Stato Mafia” viene fatta passare per un teorema costruito a tavolino da alcuni magistrati, dimenticando che la “Trattativa” vi è realmente stata, come ammesso da quasi tutti gli imputati nel processo e che, a prescindere dalla qualificazione giuridica, essa rappresenta una pagina eticamente buia del nostro Paese.
E dimenticando che tale turpe “Trattativa”, almeno dal dopoguerra, vi è sempre stata e, anche se con forme diverse, è ancora in atto.
– In tale contesto, sinteticamente descritto, cosa è accaduto il 23 maggio di quest’anno?
Abbiamo visto, ancora una volta, l’osceno spettacolo di politici, rappresentanti delle istituzioni e della società civile, già condannati o imputati per mafia o altri gravi reati, rendere omaggio a Falcone e Borsellino, deporre corone di fiori, e sproloquiare (anche in dibattiti e incontri), affermando che il loro esempio deve valere per tutti.
Tranne che per loro, genìa di farisei e sepolcri imbiancati. Da segnalare a Palermo momenti di tensione per una contromanifestazione, promossa dai comitati studenteschi e da alcune sigle di movimenti di sinistra, che volevano raggiungere l’albero Falcone.
La vera liberazione dalla mafia avverrà quando le nuove generazioni, formate ad una vera cultura della legalità, prenderanno in mano questo Paese.
A tutti coloro che ne sono consapevoli il compito di contribuire affinché tale processo giunga a compimento.
