13 Aprile 2023
Il dilemma sulla maternità surrogata: contro natura o no?

La maternità surrogata, o più volgarmente conosciuta come “utero in affitto“, in Italia è reato. Alla fine del mese di marzo, Fratelli d’Italia ha incardinato un disegno legge con l’obiettivo di rendere la maternità surrogata un “reato universale”: per cui pure se commesso all’estero, i cittadini italiani potrebbero essere comunque puniti (con sanzioni che al momento corrispondono a reclusione da tre mesi a due anni, e una multa da 600mila a un milione di euro). Nel tentativo di gettare luce sull’argomento, nel format “Il Cappello di Archimede” dello studio di comunicazione SicraPress (in onda su Etna Channel, canale 199), sono stati protagonisti il prof. Ignazio Vecchio, neurologo e la prof.ssa Cristina Tornali, fisiatra e direttore del Centro di Accademia di Arti Sanitarie.

Maternità surrogata: sappiamo in cosa consiste nello specifico?

Gestazione per altri (o abbreviato Gpa), è questa la definizione corretta del processo: ma in cosa consiste? Si tratta di una pratica per cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di genitori, intenzionali o committenti, attraverso la sigla di un contratto. Il contratto stipula e sancisce i dettagli e le regole del procedimento, includendo anche i contributi alle spese mediche della gestante. In alcuni Paesi, come in Russia, Ucraina, Cipro e Kazakistan, la retribuzione della gestante è stipulata dal contratto. In altri, invece, come in Canada e nel Regno Unito, è proibita la forma retribuita, ammettendo solo quella altruistica.

Ideologia o politica, contro natura o progresso? Discutiamone nel dettaglio…

Durante l’intervista, coordinata da Umberto Teghini, si precisa la spesa del procedimento: da 50 a 200 mila euro, circa. Una spesa salata, non accessibile a tutti. «Io sono contrario, non per un fatto politico o religioso. Sono contrario alla creazione di un mercato del genere e lo motivo. Come medico e neurologo, ritengo non sia opportuno creare una situazione in base alla quale si debba utilizzare l’utero di un’altra donna per soddisfare gli egoismi di alcuni. Per le coppie accertate dell’impossibilità di avere figli, attraverso la medicina ufficiale, dei percorsi specifici e nel rispetto delle leggi, si possono trovare modi per non privarle della speranza della gioia di un figlio», afferma Ignazio Vecchio, evidenziando la sua posizione con fermezza e convinzione. 

Prende parola la dottoressa Cristina Tornali: «Innanzitutto, la dicitura “utero in affitto” è orrenda, perché dire “in affitto” allude ad una mercificazione del corpo della donna. Esistono casi (rari) in cui in una coppia, uomo e donna, seppure entrambi capaci di procreare, la donna non ha la capacità di accogliere la gravidanza. Poi ci sono altri casi, per cui qualsiasi tipo di coppia, ad esempio uomo e uomo o donna e donna, vogliono soddisfare loro desideri egoistici: tanto vale adottare no? Bisogna fare una revisione sulla legge delle adozioni». «Cerchiamo di non essere ipocriti, dietro tutti questi procedimenti, non c’è un mercato, ma un mercimonio», continua agitando le mani.

Mercimonio: il rischio della gestazione per altri

Un pensiero condiviso da molti è che la maternità surrogata abbia generato un business sullo sfruttamento del corpo delle donne, che spesso si offrono al procedimento a causa di una scarsità economica ingente. «La nostra è un’epoca in cui si invocano solo diritti, i doveri sono dimenticati. Bisogna dare vita ad una stagione dei doveri, che in Italia manca totalmente. I diritti vanno ascoltati, ma ad essi conseguono dei doveri. È necessario che il corpo della donna venga tutelato dallo Stato e dai soggetti che pretendono i loro diritti», interviene e conclude Vecchio.

In chiusura, entrambi gli ospiti auspicano ad una rinascita della bontà e dei valori, nonché della verità, in un’epoca segnata dalla viltà.