14 Giugno 2018
Vicenda migranti e il dramma dei disperati sull’Aquarius, Emiliano Abramo: «Anche l’Italia sta apportando il suo pezzetto di sofferenza a gente che ha già sofferto troppo»

Ad analizzare la vicenda della nave Aquarius, che navigherà verso Valencia per altri quattro giorni, è Emiliano Abramo, presidente regionale della comunità di Sant’Egidio, ospite di Umberto Teghini all’Informazione Raccontata, talk giornalistico in onda su Prima Tv, canale 666 del digitale terrestre e in diretta streaming sulla pagina facebook ufficiale, insieme all’opinionista Franco Siragusa. Dibattito vivace e interessante tra i due ospiti, non sono mancati i momenti contradditori spunto di riflessione.

“Chiudere tutti i porti italiani”: la dichiarazione di Salvini (vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno) suscita nuove polemiche, sullo scenario italiano, in tema di accoglienza e umanità. «La dichiarazione di Salvini suscita alcune perplessità – sostiene il presidente della comunità di Sant’Egidio – la prima è che infrange il principio di umanità che da sempre ha animato il governo italiano e gli italiani. Oggi l’Italia – prosegue – è diventata forse peggio, alla luce delle dichiarazioni di Salvini, di quella Europa inaccogliente che contestava. Tant’è vero che ha chiuso il porto».

Oltre novecento migranti sono arrivati al porto di Catania sulla nave Diciotti della marina militare. «Quindi, la mia seconda perplessità è questa – continua Emiliano Abramo – ha chiuso il porto a chi? La marina militare ha accesso ai porti italiani, e le navi delle ONG non hanno accesso. C’è qualcosa che non sappiamo? Queste ONG hanno qualcosa da nascondere? Io non credo – continua – Mi sembra, quella di Salvini, un’uscita a vuoto che produce tante polemiche e tra tutte quella sulla pelle degli altri».

Quattro giorni in giro sulla nave Aquarius vuol dire quattro giorni di sofferenza di gente che ha già sofferto tanto. «È una nave sovraccarica con 100 persone in più rispetto al consentito – afferma Abramo – e che ancora non sa dove andare, perché le condizioni atmosferiche non sono ideali per raggiungere la spagna. Insomma, mi sembra che anche l’Italia stia apportando il suo pezzetto di sofferenza a gente che ha già sofferto troppo».

Corridoi umanitari come soluzione per aiutare questa povera gente… «Ci sono delle soluzioni alternative – afferma il presidente regionale della comunità di Sant’Egidio – la nostra comunità, insieme al ministero degli Esteri e dell’Interno, ha realizzato un’alternativa, quella dei cosiddetti corridoi umanitari, che prevedono, oltre a delle verifiche sul territorio, la pianificazione dei 12 mesi successivi delle persone sbarcate».

Intervenire a casa loro qualora sia possibile arrivarci e dare una risposta a livello di unione europea. «Superare la Libia si può con i corridoi umanitari ma attenzione – sostiene Abramo – nel dire “aiutiamoli a casa loro” perché non sempre è una cosa auspicabile. Ma quali case? – continua – Guardate le case di Aleppo tutte bombardate. Le guerre nel mondo sono aumentate e le tante realtà come la mia, come la comunità di Sant’Egidio, non riescono a creare un’alternativa tale da poter giustificare una rimanenza nel proprio territorio».

L’elemento umano deve ritornare al centro di questo dibattito dove l’Europa faccia l’Europa, l’Africa faccia l’Africa. «La grande Europa con gli stati membri responsabili, che abbiano un’autorevolezza dettata da umanità al punto da cambiare la storia e creare le condizioni per rimanere a casa propria è cosa ben diversa rispetto all’atteggiamento “misero” che l’Italia ha intrapreso, attraverso il suo ministro dell’Interno, in questi giorni» conclude Abramo.

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