"Questa è la storia di chi vive accanto a un dipendente dell’ODA"
La testimonianza, il racconto che state per leggere porta la firma di Letizia Leontini (a sinistra nella foto), NON è una dipendente dell'ODA, parla di ODA, o meglio delle condizioni di vita, non solo economiche, che subiscono le lavoratrici e i lavoratori della Fondazione ODA Catania, da gennaio senza stipendio; delle condizioni di vita, non solo economiche, di chi vive accanto ad una lavoratrice, ad un lavoratore dell'ODA.
LA TESTIMONIANZA "RACCONTATA":
"Diversi giorni addietro, seduta sulla poltrona del mio terrazzo di casa, mentre sorseggiavo un caffè, mi ritrovo a leggere una lettera tra le notifiche del mio cellulare...
Con molta attenzione scorro con il dito sullo schermo, raddrizzo la schiena e tiro un sospiro. Scopro la mia immagine riflessa in quelle parole e all'improvviso capisco che questo non è il racconto di UNA storia bensì la storia di Letizia, la storia di Andrea, la storia di Alessandro, Giovanni, Lucrezia, Antonio e tante, ma tante, famiglie.
La lettera dice:
Questa è la storia di chi vive accanto a un dipendente dell’ODA.
La mia voce è la voce di decine e decine di compagne, compagni, mogli, mariti. Di persone che ogni giorno vivono con l’ansia di non sapere se ci saranno abbastanza soldi per arrivare a fine mese. Sì, oggi voglio raccontarvi la mia storia. Perché è davvero frustrante, angosciante, snervante vivere così.
La nostra vita, quella di chi vive accanto ai vostri dipendenti, Avv. Landi, ormai gira tutta attorno a una sola condizione: “se l’ODA paga”.
Se l’ODA paga, posso permettermi una spesa più dignitosa.
Se l’ODA paga, posso prenotare quella visita di controllo che ho già rimandato due volte.
Se l’ODA paga, porto il mio gatto dal veterinario, perché lo vedo stare male da giorni.
Se l’ODA paga, posso acquistare quell’integratore che mi è stato prescritto da mesi.
Se l’ODA paga, possiamo finalmente comprare quel gioco che nostra figlia chiede da settimane.
Posso comprargli la maglietta e la tuta per la scuola, posso portare la macchina dal meccanico, posso tornare a fare attività fisica, come mi ha consigliato l’ortopedico.
Posso pagare le tasse che ho dovuto posticipare, perché le bollette, il mutuo, la spesa, la benzina e l’assicurazione dell’auto vengono prima.
I soldi servono. Servono per vivere.
Servono per dire sì, almeno una volta, a una pizza fuori, a un cinema, a un panino preso al volo.
Servono per comprare una maglietta nuova, il materiale scolastico, o pagare lo sport che nostra figlia desidera fare.
E allora io lavoro. Lavoro tanto. A volte lavoro anche di più per provare a compensare quello che manca. Lo faccio anche a costo di passare meno tempo con la mia famiglia. Eppure, la notte non dormo, perché la mia vita – la nostra vita – non può più dipendere da un “se”.
“Se l’ODA paga” è diventata la frase che scandisce ogni decisione, ogni scelta, ogni respiro.
Per fortuna, nella mia famiglia, siamo in due a lavorare. Due stipendi ti danno la possibilità di comprare casa, di affrontare un mutuo, di ristrutturarla, di cambiare l’auto, di pianificare il futuro. Ma da un anno a questa parte non è più così.
Alla fine del mese, arriva solo il mio stipendio.
Uno stipendio che deve coprire tutto.
Il mutuo, le rate, la spesa, il carburante, le utenze.
E intanto, la banca non aspetta che l’ODA paghi. Le scadenze non aspettano. I conti non si fermano. E io mi ritrovo, ogni mese, con il conto in rosso e con la rabbia che cresce. Perché io lavoro, io guadagno, ma quei soldi servono solo a tappare i buchi lasciati dal secondo stipendio che manca.
La retribuzione mensile non è un favore. È un diritto.
Un diritto che spetta a ogni lavoratore, puntualmente e senza umiliazioni.
Siamo stanchi.
Siamo stanchi di vivere così.
Siamo stanchi di sentirci presi in giro.
Siamo stanchi di dover elemosinare lo stipendio.
Siamo stanchi di dover sentire da alcuni sindacati, che dovrebbero tutelarci, parole che giustificano l’operato degli amministratori e che fare così tanto “rumore” è sbagliato.
Quello stipendio che, ogni mese, viene guadagnato con fatica e dedizione.
Quello stipendio che serve, semplicemente, a vivere con dignità.
#ioilavoratoridellodanonlilasciosoli ".