"Non sono sorpreso, alla fine si sa come vanno avanti queste cose". Risponde così Giulio, studente di economia dell'Università di Catania, quando gli chiediamo cosa pensa della vicenda dei concorsi truccati dai vertici dell'Ateneo catanese. Il Palazzo delle Scienze di Corso Italia è semi vuoto, come sempre accade durante le sessioni d'esame estive. Alcuni ragazzi sono rintanati in aula studio, cercando sollievo nell'aria condizionata mentre sottolineano pagine di libri o dispense e ripetono gli appunti, altri fumano tabacco sulla soglia del portone prima di essere chiamati per l'esame di turno. Noi ci aggiriamo tra i corridoi del dipartimento, alla ricerca di qualcuno che non abbia paura di rispondere alle nostre domande. Alla vista della telecamera, però, docenti e assistenti fuggono via. Gli studenti no, però. Gli studenti vogliono parlare, tra chi è deluso, chi arrabbiato e chi ci dice che vuole emigrare all'estero. Poi c'è chi non si meraviglia, come Giulio. Una ragazza ci racconta quanto accaduto l'anno scorso durante il test di accesso alla facoltà di medicina: "I commissari hanno preso da parte un gruppo di ragazzi... per dire loro chissà cosa. Dopo i risultati, molti respinti hanno fatto ricorso, ma chi non poteva permetterselo ha dovuto rinunciare all'iscrizione". Un'altra studentessa ci ricorda una vicenda analoga riguardante la cattedra di diritto tributario, in giurisprudenza: "Non sono sorpresa - spiega - si sa che la corruzione in Italia è ovunque". La maggior parte di loro non mostra stupore, quasi accettando come normale questo sistema malato. Che non vuole dire rassegnazione. In loro la condanna è forte, come lo è la speranza che cambi qualcosa. D'altronde hanno vent'anni, il mondo è nelle loro mani e custodiscono ancora una virtù rara: l'onestà.