Punto stampa del capo della Protezione Civile Angelo Borrelli del 5 marzo. Sono 3.296 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 590 persone in più rispetto a ieri e 148 i morti, 41 in più. Il nuovo dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli nel corso della conferenza stampa quotidiana. "Finora i guariti sono il 10,7% del totale di coloro che hanno contratto il coronavirus, i deceduti il 3,8%", ha aggiunto. Questi i dati della Protezione Civile: sono 1.777 i malati in Lombardia, 658 in Emilia Romagna, 380 in Veneto, 106 in Piemonte, 120 nelle Marche, 45 in Campania, 21 in Liguria, 60 in Toscana, 41 nel Lazio, 21 in Friuli Venezia Giulia, 16 in Sicilia, 12 in Puglia, 8 in Abruzzo, 7 in Trentino, 7 in Molise, 9 in Umbria, 1 in provincia di Bolzano, 2 in Calabria, 2 in Sardegna, uno in Basilicata, e 2 Valle d'Aosta. Le vittime sono 98 in Lombardia (25 in più di ieri), 30 in Emilia Romagna (+8), 10 in Veneto (+4), 4 nelle Marche, 3 in Liguria (+2) e uno in Puglia. Complessivamente sono finora 3.858 i contagiati totali dal coronavirus, comprese le vittime e le persone guarite. Quanto ai tamponi, ne sono stati eseguiti 32.362, dei quali oltre oltre 27 mila in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In Valle d'Aosta i primi casi (tutti di uno stesso nucleo familiare). Borrelli ha rassicurato sulle strutture sanitarie del Paese: "Non ci sono criticità nei nostri ospedali - ha osservato - compresi quelli della Lombardia che sono oberati di lavoro...". Intanto sta girando la notizia della probabile identificazione del paziente zero in Europa: si tratterebbe di un uomo di 33 anni di Monaco, in Germania e potrebbe essere il primo europeo ad aver contratto l'infezione del coronavirus (covid-19) e ad averla trasmessa. Lo comunica una lettera di medici tedeschi pubblicata sul New England Journal of Medicine del 5 marzo. L'uomo ha manifestato sintomi respiratori e febbre alta il 24 gennaio. I sintomi sono migliorati e il 27 gennaio è tornato al lavoro. Il 20 e il 21 gennaio aveva partecipato a un meeting in cui era presente una collega di Shanghai, che è rimasta in Germania dal 19 al 22 gennaio senza accusare alcun disturbo. C'è inoltre da notare - scrivono gli autori della comunicazione - che l'infezione sembra essere stata trasmessa durante il periodo di incubazione, quando i sintomi erano lievi e non specifici" e aggiungono: "In questo contesto il fatto che il virus sia stato trovato in quantità rilevanti nell'espettorato dell'uomo anche nel suo periodo di convalescenza pone il problema della trasmissibilità del virus anche dopo il termine dei sintomi, sebbene tale carica virale rilevata con il test, sia ancora da confermare attraverso una coltura del virus".