di Padre Giovanni Calcara, o.p. Anche le solenni celebrazioni di febbraio, in onore di Sant’Agata, nostra concittadina e patrona, non possono che svolgersi tenendo presente la tragedia della pandemia del Covid 19 che stiamo vivendo. Un comunicato dell’Arcivescovo e del Sindaco, hanno preannunciato quello che, secondo me, appare, almeno a chi vuole utilizzare il dono della ragione di cui il buon Dio ci ha fatto dono che, non potrebbe essere diversamente: quest’anno non ci sarà alcuna processione. Perchè ogni tentativo di controllare/gestire/ordinare la numerosa presenza dei devoti risulterebbe, a chiunque, impossibile. Bisogna riconoscere che, da diversi anni ormai, la festa di febbraio in alcune sue modalità di svolgimento è decisamente migliorata. Dalle mie prime considerazioni nelle lunghissime e intensissime nonchè partecipate dirette televisive su Antenna Sicilia con Umberto Teghini, Salvo La Rosa, l’appassionato prof. Benigno De Marco e poi l’indimenticabile prof. Antonio Blandini, lo storico Santo Privitera; per fortuna, acqua sotto i ponti ne è passata. Erano tempi in cui era “delitto di stato” contestare una virgola o un punto dell’andazzo delle cose…. L’evidenza dei fatti, alla fine ci hanno dato ragione. Cioè che era possibile e necessario rivedere alcuni momenti della festa, anche dopo le tragiche morti avvenute durante e dopo la festa. Soprattutto bisogna dare atto che l’arrivo in cattedrale, del confratello Barbaro Scionti, voluto e quindi sostenuto dall’Arcivescovo, che coadiuvato dai Circoli cittadini agatini, dal Comitato dei festeggiamenti, dal gruppo Amici del Rosario e dai numerosi volontari ha dato un volto diverso alla festa, almeno in quello che rientra nelle sue competenze e negli ambiti, in cui gli è permesso agire. Da segnalare anche il ruolo del Comitato per la legalità della festa che, con precisi suggerimenti ha cercato di dare il proprio contributo. Dal riservare lo spazio ai diversamente abili per permettere loro di potere almeno vedere il passaggio del fercolo. Naturalmente rimane da rivedere lo spinoso problema dei portatori dei ceroni, la gestione e la presenza delle Candelore che, per diversi motivi, rimangono ancora argomenti di cui, secondo alcuni, è meglio non parlarne… Sicuramente non è facile per nessuno, prendere decisioni che possano essere facilmente accettate dai devoti, condivise dai credenti, sostenute da tutti. Per semplice fatto che sant’Agata è amata in un modo del tutto particolare dai suoi concittadini e devoti, per cui tutti vorrebbero non mancare. Mi viene in mente quello che è successo a Bologna, quando l’anno scorso la veneratissima icona della Madonna di San Luca è stata, malgrado la pandemia, ugualmente traslata dal santuario in cattedrale. Portata non a spalla, ma su un automezzo dei vigili del fuoco, con i fedeli ai bordi della strada con la mascherina e a distanza di sicurezza l’uno dall’altro. Ma, sinceramente, è impossibile immaginare qualcosa di simile a Catania. Misure intermedie? Come fare passare la gente per fare vedere il busto reliquiario, a distanza di sicurezza e con indosso la mascherina? Celebrazioni Eucaristiche e quant’altro a numero chiuso, come avviene da tempo in cattedrale? E le ipotesi potrebbero essere a migliaia… Chi potrebbe impedire l’assembramento del vasto popolo dei fedeli in attesa? Oppure la gestione delle prenotazioni per accedere alla Messa in cattedrale, in considerazione delle centinaia di migliaia di richieste? Ricordando che, sempre per la pandemia del Covid, a noi cristiani è stato vietato, nel 2020, di celebrare in chiesa, la settimana Santa e la Pasqua. Comprendo che per qualcuno sia più importante Sant’Agata che la Pasqua, ma forse, dico, forse, potrebbe essere l’occasione giusta per fare comprendere che deve essere il contrario. Grazie a Dio, esistono tutti i mezzi perché in sicurezza: televisione, dirette in streaming, social vari… per cui tutti in serenità, sicurezza e… comodità possiamo partecipare alle celebrazioni che saranno proposte. In fondo, è vero o no che Sant’Agata è nel cuore di ogni catanese e di ogni suo devoto? E’ l’occasione per viverlo e dimostrarlo. Forse, se Sant’Agata potesse, ma immagino che vorrebbe dirlo: cittadini tutti, stativi ‘a casa. Sarebbe un vero atto di sacrificio per amore verso Sant’Agata e verso tutti coloro, ai quali, diciamo di voler bene. CITTADINI TUTTI: VIVA SANT’AGATA! Padre Giovanni Calcara, o.p.