CATANIA - Il caldo rovente del capoluogo etneo non ha arrestato la marcia di tutti coloro che, indignati dal sentirsi inascoltati, soli, invisibili, hanno scelto di scendere in piazza e manifestare contro il summit dei grandi della terra che si è svolto ieri e si concluderà nella giornata di oggi, il G20 Catania del 22-23 giugno 2021 dedicato ai temi di istruzione e lavoro. Mentre in un Monastero dei Benedettini blindato, circondato da forze dell’ordine, sedevano ad un tavolo i principali rappresentanti dei paesi membri del G20 - che quest’anno tratta i temi tanto importanti quanto complessi di istruzione e lavoro - alle 17:00 si sono riuniti in piazza della Repubblica, a Catania, associazioni, gruppi sindacali, partiti politici insieme in un unico corteo, convinto delle proprie idee ma ordinato e pacifico, per dire no al summit. Presenti a Catania il Ministro dell’istruzione Bianchi e il Ministro del lavoro Orlando, che hanno fatto da padroni di casa ai ministri dei paesi ospitati all’incontro. Il corteo NO G20 ha però gridato a gran voce, durante tutto il pomeriggio e percorrendo le strade catanesi, il dissenso verso una riunione insensata, vuota, di facciata. Tante le persone (circa 300) tante le bandiere e tanti gli slogan per opporsi ad un evento che - a detta dei manifestanti - è totalmente estraneo ai problemi reali della gente. Tra i partecipanti alla manifestazione, oltre all'instancabile Orazio Vasta (Federazione del Sociale, usb), anche alcuni gruppi universitari e giovanili (Potere al Popolo, Movimento Universitario Autorganizzato) che il 10 giugno scorso si sono resi protagonisti di un flashmob all’interno del Monastero dei Benedettini, presentandosi con il volto coperto da maschere bianche - che hanno indossato anche alla manifestazione del 22 giugno - per simboleggiare la loro condanna all’invisibilità, al precariato, l’incertezza del loro futuro, l’indifferenza dei potenti nei loro confronti, gridando “non sono invisibile, io esisto!”. «Cosa vogliamo? Una seria programmazione. Bianchi e Orlando dicono che la prosperità partirà da Catania, ma noi al sud conosciamo solo fame e miseria, occorre cambiare la rotta», queste alcune delle richieste dei manifestanti in piazza: programmazione, attenzione, risposte. Diversi partecipanti al corteo hanno anche sottolineato una questione importante, ovvero quella inerente allo stretto legame che dovrebbe esistere tra istruzione e lavoro: «Questo G20 non coglie i bisogni del mezzogiorno - spiega un manifestante - e soprattutto dei giovani. Gli studenti, una volta conclusi gli studi, non trovano lavoro qui, non hanno possibilità. Chiediamo quindi ai grandi personaggi della politica internazionale di farsi carico di questi problemi legati a scuola e lavoro. Ci vuole uno stretto collegamento tra i due che oggi non c’è. Inoltre, gli interventi che l’Europa ha destinato al nostro Paese dovrebbero essere finalizzati a sviluppo e crescita del Mezzogiorno, facendo così in modo che si sfruttino le nostre risorse e si dia la possibilità ai giovani di lavorare». Istruzione e lavoro non possono quindi non camminare di pari passo. Senza istruzione non c’è lavoro, senza lavoro non c’è istruzione. Il sud, e soprattutto la nostra isola, soffre un’importante crisi legata all’istruzione, dalla scuola all’università, e affronta quotidianamente il problema della disoccupazione. Il grido di chi chiede risposte verrà ascoltato dai grandi? Presenti alla manifestazione anche i giovanissimi del movimento Fridays For Future, movimento ambientalista di giovani, la maggior parte under 18 ma anche loro attenti a tematiche importanti e desiderosi di esprimere le loro idee e far sentire la loro partecipazione. Il corteo ha poi proseguito per le principali vie catanesi, sotto un clima rovente che non ha però riscaldato eccessivamente gli animi, permettendo una manifestazione pacifica, ma che ha più volte gridato la frustrazione e il disagio di chi non si sente rappresentato e tutelato. Istruzione e lavoro: i problemi del Mezzogiorno