Otto persone con la valigia in mano. Di fatto dal 19 luglio scorso, infatti, sono state collocate in disponibilità per un massimo di 2 anni, con diritto all'indennità dell'80 % dello stipendio. I sindacati non ci stanno. Con l’art. 2 della Legge Regionale 16 ottobre 2019, n. 17, la Regione Siciliana infatti ha adottato una serie di misure, che come descritto al comma 1, sono finalizzate ad accrescere l’efficienza, razionalizzare il costo del lavoro e realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane dell’Istituto Incremento Ippico con sede a Catania. Per le finalità di cui al predetto comma 1, il comma 2 ha rimodulato la dotazione organica (caso unico di intervento per legge sulla materia) dell’Istituto e previsto che la stessa fosse ridotta a n. 18 unità: 1 Dirigente, 1 Funzionario, 3 Istruttori, 1 Collaboratore e 12 Operatori. Per far fronte alle eccedenze di personale i commi 5 e 6 del citato articolo 2, hanno previsto il ricorso all’art.33 del D. Leg.vo 165/2001 e la stipula di accordi di mobilità tra l’Istituto e il Dipartimento della Funzione Pubblica. Infine, i commi 7 e 8 prevedono le modalità la copertura dei nuovi posti nella dotazione organica. FP CGIL, SADIRS e UGL, hanno sin dall’inizio ritenuto la legge inapplicabile nella sua interezza, non utile per il rilancio dell’Istituto e addirittura, come di fatto sta avvenendo pericolosa nella sua applicazione. Il risultato, unico e riprovevole, è che dal 21 luglio c.a., 8 dipendenti dell’istituto sono stati posti in disponibilità, con sospensione del rapporto di lavoro e con unica garanzia l’80% dello stipendio per 24 mesi. Per realizzare tutto questo l’Istituto ha agito senza rispettare alcuna delle procedure previste dalla norma, non è stata, infatti, fornita alcuna informativa e comunicazione preventiva alle organizzazioni sindacali e non è stato posto in essere alcun tentativo concreto di mettere in atto forme di mobilità verso altri enti. Infine si è proceduto nella scelta dei soggetti da porre in mobilità, attraverso l’adozione di criteri discrezionali, non trasparenti e attuando un illegittimo demansionamento del personale rimasto in carico. Sugli atti prodotti dall’Istituto sono stati avviati gli opportuni ricorsi in sede giudiziaria. I lavoratori posti in mobilità, tutti non più giovanissimi, stanno andando incontro a serie difficoltà per la contrazione del proprio reddito e dispiace dover far notare come, in qualche caso, si tratti di soggetti con gravi patologie che, in una fase difficilissima della loro esistenza, subiscono un provvedimento che oltre a colpirli nella loro materialità, impatta terribilmente con una difficile situazione psicologica. Mentre l’Istituto Incremento Ippico licenzia otto dipendenti, fatto che, com’è ovvio, indubbiamente risanerà il nostro bilancio regionale, il Presidente della Regione On.le Nello Musumeci insieme al Presidente del CDA dell’Istituto Principessa Caterina Maria Teresa Grimaldi di Nixima, si sono prodotti in investimenti plurimilionari sulla tenuta di Ambelia, struttura periferica dell’Istituto, situata guarda caso nel territorio natio del Presidente, propagandando ai quattro venti le ragioni del rilancio della struttura. Come Signor Presidente? Sicuramente non ricorrendo alla formula del pubblico che ci mette i soldi e dei privati che ne traggono profitto? Siamo certi di no, non può essere così, così come siamo certi che le inchieste della magistratura che impattano sugli investimenti di Ambelia diranno in maniera inequivocabile che tutto si è svolto nel rispetto delle norme. Spinti da queste certezze pensiamo che non ci può essere del cinismo nella scelta di mettere in difficoltà otto padri di famiglia, ma un semplice malinteso, un malinteso che Lei certamente contribuirà a risolvere. Ci rivolgiamo ora a tutti i rappresentanti Istituzionali, agli Onorevoli deputati che nel 2019 hanno votato una norma che va cambiata per un semplice fatto di giustizia, verso otto dipendenti e verso le loro famiglie, perché non è accettabile che una legge che presenta delle criticità, applicata nel peggiore dei modi, si risolva in un atto così inaccettabile. L’assessore all’Agricoltura, solo pochi giorni fa, il 13 luglio, aveva assunto un impegno con le organizzazioni sindacali per evitare l’esito della messa in disponibilità, un impegno che si è dissolto in appena due giorni, mentre l’impegno assunto in audizione in prima commissione dal suo Presidente qualche mese fa, di prodigarsi per una riunione congiunta con la terza si è completamente volatilizzato. Si ha come l’impressione che qualcosa o qualcuno a noi non noto, o forse fin troppo svelato, agisca per fermare qualsiasi tentativo di soluzione della questione. L’unico risultato è che all’interno dell’Istituto tutto è come prima, con qualche arretramento e otto dipendenti messi alla porta. Noi siamo disponibili a discutere e a mettere in campo idee per il rilancio di un Istituto ricco di storia e di potenzialità, ma il primo atto dev’essere la rimozione dell’ingiustizia che si sta perpetrando. Lanciamo un appello a tutti i rappresentanti Istituzionali in indirizzo, rimediate, riteniamo sia per tutti un obbligo morale risolvere un problema che trova la sua genesi nelle responsabilità del parlamento della nostra regione e che basterebbe una norma di due righe per risolverlo. Si resta in fiduciosa attesa e si comunica che le organizzazioni sindacali confermano lo stato di agitazione proclamato e, nel caso non dovessero intervenire soluzioni, preannunciano legittime azioni di protesta proporzionate alla gravità della situazione.