di Edmond Dantés, Conte di Montecristo Occorre fare una doverosa premessa: noi non ci iscriviamo al partito dei forcaioli né ci atteggiamo a tricoteuses sedute sotto la ghigliottina.Premesso ciò, occorre tuttavia fare una osservazione metodologica. Nel fronte del centro destra si è a lungo dibattuto se ricandidare il presidente uscente Nello Musumeci, ovvero cercare un candidato alternativo che fosse da collante per l’intera coalizione. Bene, dopo tutta una serie di discussioni e di tatticismi degni di miglior causa, sembra che la scelta sia caduta sull’ex presidente del Senato Renato Schifani, esponente storico di Forza Italia. Nulla abbiamo, si ripete, contro il candidato Renato Schifani, ma non si può fare a meno di sottolineare che egli risulta essere imputato a Caltanissetta in un delicato processo penale che lo vede accusato di una serie di reati concernenti le vicende dell’ex presidente regionale di Confindustria Antonello Montante.Ora, candidare al delicatissimo ruolo di presidente della regione un personaggio che, in linea teorica, potrebbe un domani essere ritenuto colpevole dei reati che gli sono contestati, mettendo quindi in crisi nuovamente l’istituzione regionale, non è il massimo della scelta che poteva essere effettuata da parte del centro destra.Ma questi alla fin fine sono affari che riguardano quella parte politica posto che ognuno fa le scelte che più ritiene utili ai fini elettorali, anche infischiandosene delle ragioni di opportunità.Ci può stare.Ciò che invece lascia assolutamente esterrefatti é la condotta di quel gerarchetto plenipotenziario di Forza Italia in Sicilia che risponde al nome di Micciché Gianfranco.Trattasi di un personaggio, aldilà di tutte le speculazioni e tutte le leggende metropolitane che si raccontano su di lui, che lascia veramente perplessi e che definire una iattura o peggio una catastrofe per l’intera Sicilia è ben poco. Costui, dopo aver fatto in modo che a suo tempo venisse beneficiato Rosario Crocetta, con tutto quel che ne conseguì, adesso ha fatto di tutto perché non venisse ricandidato Nello Musumeci reo di essere “un fascista catanese“.E allora, sia detto senza nessuna polemica ma solo per amore della verità: meglio un fascista catanese che un pessimo palermitano aduso a tutt’altre pratiche che solo danni ha fatto alla nostra regione, da ultimo pretendendo o facendo sì che il candidato alla presidenza alla regione fosse appunto un soggetto con delle pendenze penali in corso e che potrebbe un domani essere costretto alle dimissioni come taluni suoi predecessori, se condannato. Alla faccia del signor palermitano e della sua arroganza , della prosopopea da ducetto di provincia e da quattro soldi, degna veramente di miglior causa.Dio ce ne scampi e liberi. E quindi ben venga la sconfitta della coalizione di centro destra: peggio per loro se ancora si fanno gestire da un gradasso di questo tipo!