A chiudere una giornata piena di ospiti, molti di loro impegnati in conferenze col pubblico come Dennis Quaid e Giorgio Panariello, il teatro greco ha trasmesso, dopo la solita performance musicale, questa volta di Carmen Consoli, il film “Warfare” di Alex Garland, regista britannico che si è già impegnato di trattare l’argomento della guerra nel precedente film del 2024 “Civil War” questa volta utilizzando anche la testimonianza di Ray Mendoza, ex soldato che ha partecipato ad una missione dei Navy Seals in iraq nel 2006, alla quale il film si ispira. Presenti sul palco gli attori Taylor John Smith e Finn Bennett.
Il film, della durata di soli 90 minuti, dedica gran parte del tempo al silenzio prima dell’azione: giovani soldati che scherzano, che si perdono nei piccoli gesti per far scorrere le lancette in quello che sembra un piccolo inferno.
Uno dei momenti più angoscianti mostra un gruppo di militari in attesa di uscire da una casa irachena, circondati dai nemici, mentre l’unico supporto esterno è un carro armato in arrivo. Nessuno vede cosa c’è oltre le mura, ma tutti sanno cosa li aspetta. La tensione si consuma in una lunga inquadratura fissa sui volti tesi degli attori. E poi, devono uscire.
Il cast è composto da giovani talenti come Will Poulter, Joseph Quinn, Kit Connor e altri, che interpretano versioni fittizie ma vicine alla realtà degli uomini che hanno partecipato a quella battaglia. Spesso i veri protagonisti erano presenti sul set per confrontarsi con i propri alter ego. Questo crea un effetto straniante: è difficile distinguere i singoli personaggi, ma questo è proprio il punto, Warfare non vuole celebrare eroi, ma mostrare un’esperienza condivisa, tragica e senza nome.
Il film rifiuta di prendere posizione politica. Non parla di “armi di distruzione di massa”, né di “petrolio”, né nomina Bush. Non vediamo neanche un solo nemico ucciso, ma solo l’angoscia di esseri umani.
Quando la casa irachena viene distrutta e una madre, nascosta sotto un tavolo, grida in inglese l’unica parola che conosce “Why?” domanda riecheggia per tutti i 90 minuti senza trovare risposta.