di Alfio Franco Vinci Il 29 marzo del 2019 pubblicavo su più autorevoli testate un mio allarme per l’avvenuto inserimento nel protocollo ITALIA Cina, noto come via della seta, settori strategici come le telecomunicazioni, i trasporti e l’energia per i quali,venuto meno lo strumento di tutela della Golden share,non vennero ampliati e potenziati i Golden Powers. Non mancarono gli allarmi e il Governo in carica, a guida Conte, si impegnò a attivare tali strumenti di protezione dei settori strategici. Numerosi sono stati gli incontri in Italia con l’ambasciatore cinese Li Junhua: a tal fine ricordavo, e a distanza di 30 mesi devo reiterare il mio allarme, che i settori strategici sono una delle componenti che concorrono a formare la griglia delle norme di protezione della sicurezza nazionale,per tutelare i quali venne deciso di dar vita ad uno strumento denominato Golden power, quale protezione degli interessi pubblici essenziali, che prescinde anche dalle privatizzazioni. Deciso, ma non attuato e, soprattutto, non aggiornato. I vecchi e tradizionali settori strategici, telecomunicazioni, trasporti ed energia, ormai sono diventati una vera e propria torre di Babele, tante sono le nazionalità degli azionisti, mentre rispetto ai nuovi( l’ultimo aggiornamento risale al 2012), c’è “caccia libera”. Oggi si scopre che un’azienda di Pordenone, che produce droni militari, aeromobili, veicoli spaziali ed armamenti, è stata acquistata da una società di Stato Cinese, senza alcun intervento interdittivo dello Stato italiano, e, a cose fatte, interviene la Guardia di Finanza per violazione della legge sugli armamenti. Temo che, esclusi gli armamenti, tutto il resto resterà in mani cinesi. Secondo me la Cina non è vicina; Ce l’abbiamo già dentro casa, e non solo con i mille negozi dalle lanterne rosse... (credit photo Il Messaggero)