Trentuno progetti del Pnrr bocciati dal Ministero alle Politiche Agricole relativi all'ammodernamento delle reti irrigue siciliane. La redistribuzione territoriale sbagliata dei 204 miliardi provenienti dai recovery fund, più i 30 miliardi del bilancio italiano, che agevola il riequilibrio territoriale che persegue l'Europa in questa fase storica. Il Sifus interviene sul Pnrr e la conseguente "bocciatura" dell'Isola e lo fa con la consueta determinazione. In conferenza stampa nella sala Pio La Torre dell’Assemblea Regionale Siciliana, Maurizio Grosso (segretario generale Sifus Confali), Ernesto Abate (segretario nazionale Sifus Confali) e Fabio Barbera (capo ufficio tecnico Sifus Confali) hanno fatto il punto sul Pnrr relativo all’ammodernamento delle reti irrigue, esponendo i dati con i numeri alla mano. «Per quanto attiene i 31 progetti del Pnrr bocciati dal Ministero alle Politiche Agricole - commenta il segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso - è stato dimostrato dal Sifus, attraverso un dettagliato dossier disponibile al pubblico, che le responsabilità oggettive ricadono tutte in capo ai progettisti dei consorzi: l'assessore all'Agricoltura Tony Scilla e il presidente Nello Musumeci, come emerge dall'accettazione dei criteri di assegnazione delle risorse in sede di Conferenza Stato Regioni, dal soccorso istituzionale ministeriale non richiesto e, soprattutto, dagli errori grossolani dei tecnici rispetto al soddisfacimento dei criteri previsti dalla piattaforma Dania (non hanno pigiato nemmeno i tasti in cui bisognava asserire che in Sicilia si ripetono lunghi periodi di siccità e che la desertificazione la fa da padrona)». «In ogni caso - prosegue Grosso - come scaturisce dalla classificazione dei progetti finanziabili sulla base degli 880 milioni messi a bando (n.79), il 67% delle risorse del Pnrr servirà per realizzare opere nelle regioni del nord e il 33% in quelle del sud con regioni come Sicilia, Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo completamente escluse. Ciò significa che si realizzeranno investimenti nelle regioni dove le precipitazioni meteo sono frequenti, non esiste la desertificazione e il sistema irriguo è più moderno mentre, al contrario, non se ne realizzeranno laddove si registrano lunghi periodi di siccità. C’è la desertificazione e le reti irrigue sono colabrodo. Per quanto attiene invece la redistribuzione sbagliata delle risorse da parte del Governo Draghi, il Sifus ha denunciato che le ragioni per cui l'Europa ha assegnato all'Italia molti più fondi dei 27 Stati membri ( 204 miliardi su 750) non deriva dal fatto che il nostro ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato più bravo degli altri Presidenti europei, ma perché l'Europa con i recovery fund si è data l'obiettivo di riequilibrare le aree fragili dei vari Stati che presentano deficit infrastrutturali, occupazionali, economici, sociali. Essendo il "Meridione" un area fragilissima d'Italia e d'Europa, il nostro Paese ha ricevuto più fondi di tutti gli altri Stati membri al fine di colmare il gap con il resto del paese e rimettersi con esso nella stessa carreggiata. Senza il meridione l'Italia avrebbe avuto assegnati almeno 100 miliardi in meno». Cosa hanno fatto dunque il presidente Draghi e il Parlamento Italiano? Chiede retoricamente Grosso, che lancia la provocazione. «Hanno accettato i 204 miliardi assegnati dall'Europa usando il Meridione come specchietto per le allodole, ma invece di redistribuire i fondi secondo le indicazioni europee (e quindi il 70% di essi al meridione e il 30% al nord) li hanno distribuiti prevedendo il 60% al nord e il 40% al meridione. Questo modello di redistribuire anziché ridurre le distanze tra il nord e il sud del paese le divaricherà ulteriormente anche perché, per effetto della interdipendenza strutturale dovuta alla composizione del paese, ogni euro speso al nord produce un beneficio del 5% al sud mentre ogni euro investito al sud produce vantaggi del 40,9% al nord». Dalla conferenza stampa grazie al contributo dei parlamentari intervenuti (Antonio Lombardo e Simona Suriano) e regionali (Vincenzo Figuccia, Valentina Palmieri, Danilo Lo Giudice), è emersa la necessità di una rivisitazione dell'assegnazione delle risorse del Pnrr a carattere nazionale (si chiederà un incontro al Ministro per il sud) ma anche di individuare alternative perché queste arrivino ai territori che ne hanno la necessità oggettiva senza passare dalle forche caudine dei progettisti ( si pensa ad un ddl che preveda l'utilizzo dei tecnici degli ordini professionali) e, soprattutto, dei bandi. https://youtu.be/F0AoBE7SEw4