Una situazione insostenibile quella vissuta dagli agricoltori siciliani. Lunedì 7 si scenderà in piazza. “Siamo pronti a fare la guerra…” ci dice un arrabbiato Ernesto Abate, segretario regionale Sifus Confali settore consorzi di bonifica. “Ci riuniremo alle ore 10, di fronte alla sede dell’assessorato regionale all’Agricoltura di Palermo. Rivendicheremo ciò che ci spetta”. E con ciò che ci spetta si intende il bisogno immediato dell’applicazione del turnover per gli operai a tempo determinato, ma anche dell’avviamento al lavoro dell’intera macchina consortile per porre in sicurezza i siti. “Siamo sicuri che quando si organizzano le lotte serie, la lotta paga!” – continua Abate, lo stesso che ci invia la richiesta del presidio che qui a destra vi riportiamo. Proprio giovedì il segretario regionale Sifus si era recato al consorzio di bonifica della piana di Catania, lì dove aveva fatto una diretta "denuncia" sui social. “Il motivo per cui siamo qui? – aveva detto - perché le denunce fatte da noi, pressoché continuamente, fanno emergere l’assenza delle istituzioni nel rappresentarci. Manca il coraggio, non abbiamo nessuno che sia davvero in grado di garantirci la giusta attività manutentoria. Siamo abbandonati a noi stessi ed è difficile per noi garantire a chi ci dà fiducia un servizio che sia continuo, efficace ed efficiente”. A dargli man forte è stato Francesco Fazzino, commissario territoriale per il consorzio di bonifica di Catania e segretario territoriale di Caltagirone. “Molti agricoltori ci hanno detto che grazie ai pozzi che hanno di proprietà privata stanno iniziando ad irrigare con cifre da paura pur di non perdere il loro lavoro frutto di giorni di grande sacrificio. Non piove da tre mesi e potremmo dare un mese di acqua a questi lavoratori per non far spendere loro ulteriori somme. Tutto quello che il consorzio dovrebbe fare per essere efficiente sarebbe quello di provvedere alla manutenzione durante l'inverno, sostenendo così l'attività di migliaia di persone che a stento riescono a sostenere il loro operato. Non scordiamoci mai che dietro ad ogni uomo, c'è una famiglia, ed è anche per questo che bisognerebbe dare attuazione alla legge del 15 aprile del 2001. Ciò detto non ci fermeremo fino a quando non avremo raggiunto quest'obiettivo”. Si tratta di un danno urgente e per questo di grande rilevanza pubblica. C’è bisogno di risposte. Senza il personale operaio assunto non sarà possibile mettere in sicurezza i vari siti consortili, gli stessi che tutt’oggi sono abbandonati all’incuria e pericolosamente accessibili da chiunque. A testimonianza di ciò, la strada di Canalotto che porta al sollevamento B della Piana: “Non è coperto, non è protetto ed un agricoltore, così come un animale, potrebbero cadere dentro al canale senza nemmeno rendersene conto”. Le sue condizioni sono in disuso, ma il canale è pur sempre solo uno dei tanti abbandonati nel degrado più totale. “Non è pulito, c’è sterpaglia al suo interno e parecchia spazzatura” – rincara la dose Fazzino. La rabbia è tanta, soprattutto per gli agricoltori che da soli cercano di darsi da fare, quando a provvedere per loro dovrebbero essere le istituzioni, le stesse che sembrano avergli passato questa patata tanto bollente, quanto cara. “Il presidio si farà e noi ci saremo – conclude Abate – perché nessuno deve essere dimenticato e noi ci impegneremo per dar voce a tutti quei lavoratori che proprio oggi non ne hanno. Per noi e per loro faremo la battaglia più importante”.