"Esattamente tra 60 giorni si vota e ancora non sappiamo nulla, tutto sconosciuto e silente. Tutti sono felici e contenti", afferma ironicamente Carlo Cittadino, facendo una riflessione sulle elezioni amministrative a Catania, partendo da una sua analisi del 21 maggio 2016. Nell'estratto, Cittadino fa una satira delle condizioni della città catanese, presentandola come una "città tranquilla (...) non c'è spazzatura per le strade (...) i conti comunali sono a posto e in pareggio; non ci sono debiti (...) la mafia è stata stroncata da più di trenta anni; non ci sono scippi e rapine; si aprono sempre esercizi nuovi; le università sono le migliori; i corsi di formazione funzionano sempre tutto l'anno; non ci sono politici corrotti; i sindacati pensano solo al benessere dei lavoratori. Se volete possiamo continuare!""Ad oggi la situazione è la stessa, ben 7 anni dopo", afferma Cittadino. In una corsa alla poltrona con più di 12 candidati probabili, nessuno si interessa alle emergenze cittadine. Continua: "Oggi più che mai c'è bisogno di un programma, ma a nessuno importa. Interessa solo il "nome". Il sogno sarebbe avere una persona seria, di cultura, che si sia distinta per essersi spesa per la società, che sia stata lontana dalle aule giudiziarie: con tanto di programma e assessori. Invece, agli interessi dei catanesi prevalgono quelli dei pochi: piuttosto che andare avanti, torniamo indietro".Un'altra problematica rilevante di queste elezioni, è la disorganizzazione dei partiti: "La povertà culturale e sociale è tale che i partiti sono ancora in cerca di un assessorato. A destra poi, non hanno nessun programma, ma solo una continua lotta tra di loro per la ricerca del "nome". Dovrebbero già avere tutti le idee chiare, è inverosimile una situazione simile e può succedere solo a Catania", conclude con delusione.Catania, il paese delle meraviglie