Le attività vulcaniche dell’Etna degli ultimi giorni, collegate a quelle sismiche che coinvolgono soprattutto la Sicilia orientale, diventano sempre più allarmanti, ma nessuno sembrerebbe prendere sul serio quanto sta avvenendo sotto i nostri piedi. In verità qualcuno c’è, e si tratta di Carmelo Barbagallo, coordinatore regionale Usb dei Vigili del Fuoco, che ha spiegato i pericoli che si corrono e il rischio umano che deriverebbe da questi eventi naturali.
“In base alle statistiche - esordisce Barbagallo - se dovesse verificarsi un sisma grosso, i problemi sarebbero abnormi. Tutto il centro storico avrebbe ripercussioni, tutte le strutture costruite prima degli anni ’80, cioè strutture non antisismiche, sarebbero in difficoltà e ovviamente non è escluso possano esserci vittime”.
- Quali sono le province più a rischio?
“Sicuramente il ragusano, il siracusano e il catanese, ma anche Messina dal punto di vista idrogeologico. La struttura del territorio ha fatto capire che ci sono stati tanti danni in passato anche se hanno fatto costruzioni con criterio: questi territori sono molto a rischio. Ricordo che abbiamo inoltre l’Etna e tante faglie attive, per cui il territorio non è stabile, e anzi è molto friabile. Se dovessero verificarsi sismi del genere in queste zone, i centri abitati che non possiedono i requisiti antisismici potrebbero subire grossi danni e ci sarebbe un gran numero di sfollati, perché le abitazioni non sarebbero nemmeno più agibili”.
- Come si legano i sismi alle attività vulcaniche dell’Etna?
“Mediante le faglie attive: svuotando il proprio interno, le faglie diventano sempre più attive, aumentando il rischio di un’eruzione della bocca principale. Abbiamo inoltre accertato che negli ultimi anni l’Etna si sta spostando sempre più verso il mare, e quindi il terreno è in costante movimento. Aggiungiamoci gli incendi, che distruggono la vegetazione rendendo il terreno più friabile, e allora si capisce che il rischio diventa alto e i danni vengono incentivati”.
- Cosa si dovrebbe fare per evitare il disastro?
“Bisogna intervenire con la messa in sicurezza di tutti quei centri che non rispettano i criteri antisismici, creati quindi prima degli anni ’80; occorre evitare inoltre di costruire su zone a rischio, come accaduto nel 2018 con il terremoto di Santo Stefano con epicentro Viagrande: quello dovrebbe essere di monito per non far avvenire ulteriori disastri annunciati, ma attualmente ci sono solo tante chiacchiere e poca azione”.