“Le mareggiate sono stata violente, ma ci sono sempre state. Se oggi si contano i danni - dichiara Tommaso Castronovo presidente di Legambiente Sicilia - è perché qualcosa è cambiato sulla terraferma: è l’uomo che si è avvicinato pericolosamente al mare invadendone lo spazio naturale ed alterando i delicati equilibri che presiedono alla formazione delle spiagge bloccando o deviando il flusso dei detriti con opere nei corsi d’acqua e con moli portuali. Nel giro di qualche decennio le dune e le spiagge siciliane sono state spazzate via da urbanizzazioni spinte fin sulla battigia, a ridosso del litorale sono stati costruiti centri abitati ad alta densità edilizia col privilegio della “vista mare”; e c’è stata una proliferazione di porti senza riguardo per il loro impatto sulle spiagge sotto flutto”.
La risposta agli eventi dannosi, che si registrano con una frequenza sempre più alta anche per le mutate condizioni del clima, consiste sempre nella realizzazione di opere di difesa che, irrigidendo ulteriormente la linea di riva, riflettono le onde ed innescano altra erosione nelle zone limitrofe. Mai si pensa ad intervenire sulle cause del fenomeno che sono state ampiamente e riconosciute dagli enti governativi preposti; si pensa solo a riprodurre il circolo vizioso ‘urbanizzazioni - erosione - opere di difesa’ che inghiotte imponenti risorse finanziarie.
È ora di prendere atto che non si tratta più di “calamità naturali” ma di fragilità permanente del sistema spiaggia che va affrontato in termini di ripristino degli apporti sedimentari e di adattamento del water front.
Legambiente Sicilia ritiene indispensabile l’aggiornamento del Piano per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I. Coste) e l’adozione di norme urbanistiche che impediscano l’edificazione o la ricostruzione di opere a ridosso delle spiagge classificate a rischio e pericolosità elevate (cosa che ancor oggi avviene aggirando i vincoli imposti dalla legge regionale 78/76); la revisione dei progetti in corso per la difesa o la protezione delle spiagge erose per la loro riconduzione alle linee guida emanate dall’ISPRA dal Ministero dell’Ambiente; l’adattamento della fascia costiera alla nuova realtà, con intelligenza e con rispetto per gli elementi naturali.
A questo scopo si farà promotrice di un confronto con le autorità regionali competenti.