Vi avevamo già anticipato le nuove regole in arrivo dal 1° febbraio. La certificazione verde non servirà per tutte quelle attività considerate essenziali. A non rientrare fra queste, però, dovrebbero essere i tabaccai, gli stessi che oggi stanno riscontrando forti problemi a riguardo e vi spieghiamo il motivo. Primariamente, proprio non si comprende il perché proprio i tabacchi, quest'anno, siano stati esclusi. Da sottolineare quest'anno perché gli stessi, nell'autunno 2020, rientravano nella lista delle attività che potevano rimanere aperte in zona rossa durante quella che è stata la seconda ondata di contagi. Ricordiamo inoltre che quotidianamente sono 13 milioni gli italiani che accedono ai servizi dei tabaccai. Per capirne di più siamo andati a parlare con chi vive in prima persona la problematica e che oggi è accomunato da un pensiero comune: la confusione. Quel che si sa è ancora poco e in un'attività per lo più dualista, composta da proprietario e dipendente, sicuramente la questione principale che ci si pone è: come trovare il tempo di fare anche da controllori? Insomma, oltre il danno la beffa. A parlarcene è Carmela Marchese, titolare della tabaccheria sita in piazza Duomo: "La nostra è un'attività familiare e quel che ci provoca disagio è che siamo appena in 2" - si sfoga la signora. "C'è molta ignoranza in giro ed è già difficile bloccare la gente che cerca di entrare senza mascherina, figuriamoci poi quando entrerà l'obbligo del Green Pass". Situazione spiacevole, quindi, e sicuramente pesante anche da un punto di vista psicologico. "Parecchi ci insultano, c'è chi ci dice pure brutte parole, noncuranti del fatto che ciò che imponiamo loro, le istituzioni prima lo impongono a noi". Senza parlare poi della perdita economica che il nuovo decreto andrà a causare. "Quella è la più disastrosa delle conseguenze a cui andremo incontro" - continua Carmela. "Si lavorerà di meno e ciò che più ci rattrista è che tutt'oggi non sappiamo cosa succederà". A ciò bisogna poi aggiungere il pagamento delle utenze, senza considerare l'affitto, qualora i locali non fossero di proprietà. Considerando poi che in media lo stipendio di un tabaccaio verte sui 1.300 euro al mese, la cifra potrebbe addirittura, se non sicuramente, subire un sensibilissimo crollo, lo stesso che si ripercuoterebbe nelle tasche, in primis dei titolari ed in secundis dei dipendenti. Tutto resta quindi da vedere. Della stessa opinione anche il proprietario di un tabacchi in via Duca degli Abruzzi, a Picanello. Lo stesso si dice amareggiato e si sfoga dicendoci: "Non sappiamo se fare sciopero di categoria, la situazione è confusa, attendiamo qualche altro giorno....". Anche in questo caso la questione dipendenti è centrale: "Ne ho solo uno, non so proprio come fare e sinceramente sono solo tanto stanco, avvilito...". Una manciata di minuti, nulla di più, anche perché poi si ritorna a lavorare, ed in 2 è già difficile. Tuttavia, tanto basta per captare il sentimento generale e condiviso dall'intero ordine. Che sia l'ora di protestare?