Questo periodo storico presenta sfide sempre più impegnative per vivere in armonia con l’ambiente che ci ospita, dobbiamo trovare soluzioni alternative e sostenibili che possano incidere sul nostro stile di vita. Proprio a proposito di questo, da tempo si dibatte sull’impatto che potrebbe avere l’utilizzo del nucleare come fonte energetica alternativa, ma qui sorgono i dilemmi: l’energia nucleare è la soluzione ideale per una reale transizione verso uno sviluppo sostenibile o e un rischio per la nostra salute? Fabrizio Murgana, dottorando al dipartimento di fisica e astronomia presso l’università di Catania e vincitore del premio Giordano conferito ai laureati magistrali in physics per argomenti su fisica nucleare o teorica, è intervenuto su questo argomento all’interno di “Sviluppo sostenibile”, rubrica a cura della redazione di Sicra Press in collaborazione con Siciliana Maceri e Servizi per fare chiarezza riguardo al tema energia nucleare, confermando lo stretto rapporto e il dialogo continuo tra la fisica e l’ambiente che ci circonda: «Oggi più che mai fisica, tecnologia, ricerca e ambiente sono indissolubilmente legate. Il problema legato a surriscaldamento globale e cambiamenti climatici è legato ad un utilizzo di fonti di energia non rinnovabile e in particolare di combustibili fossili, quindi la ricerca di fonti di energie alternative è uno dei punti chiave della ricerca fisica e tecnologica in generale». La ricerca è quindi un tassello fondamentale, conferma Murgana, per comporre quel puzzle che potrebbe fornire le soluzioni ideali alle problematiche ambientali, ma «la ricerca da sola non basta. In parallelo ad un’evoluzione della ricerca è necessario anche un cambiamento di mentalità da parte nostra: la plastica ad esempio nasceva come materiale "ecologico” per la salvaguardia dell’ambiente, era una tecnologia all’avanguardia che noi abbiamo utilizzato malamente, fabbricando con un materiale che dura centinaia di anni oggetti usa e getta, non siamo stati per nulla all’altezza della sfida che la tecnologia ci dava. Anche oggi abbiamo tante fonti di energia rinnovabile ma dobbiamo essere all’altezza da un punto di vista mentale, culturale e etico, dobbiamo essere pronti ad utilizzare queste fonti di energia». Parlando proprio di fonti di energia sorge il quesito relativo al nucleare: sono più i vantaggi o gli svantaggi nell’utilizzo di energia nucleare per il nostro fabbisogno? Fabrizio Murgana risponde con chiarezza “scientifica”, utilizzando un linguaggio da addetto ai lavori ma non per questo criptico: «Sono un fisico, mi piace “dare i numeri”. Tra i vantaggi bisogna considerare che i costi di produzione dell’energia sono estremamente bassi. Se mettiamo a paragone le centrali nucleari e termiche possiamo trarne queste conclusioni: un atomo di uranio che subisce la fissione e un atomo di carbonio che subisce l’ossidazione (reazione che poi porta alla combustione), il quantitativo di energia liberata nella prima rispetto alla seconda è 50 milioni di volte superiore. Questo incide anche sul rifornimento delle materie prime: per rifornire una centrale nucleare per circa 4 anni servono circa 100 tonnellate di uranio, per alimentare una centrale termica con la stessa potenza servono 25 milioni di tonnellate di carbone. Sì, l’uranio costa più del carbone, ma facendo un rapporto il risparmio relativo all’energia nucleare è nettamente maggiore. Per non parlare poi dell’indipendenza dalle fonti estere e dal prezzo delle materie prime…». Ma che ne è del rischio “incidente nucleare” (pensiamo a Chernobyl o Fukushima), probabilità che spaventa l’opinione pubblica, dati i potenziali danni devastanti per l’ambiente e gli esseri umani? «Non è semplice rispondere - confessa Murgana - ma io direi che sono più i benefici che i rischi. C’è diffidenza, ma la probabilità che avvenga un incidente è molto bassa» Allo stesso tempo, però, il rischio percepito è molto alto, «le conseguenze di un incidente nucleare potrebbero essere potenzialmente disastrose, è chiaro che, pur avendo una bassa probabilità che ciò accada, ne siamo estremamente spaventati». Ad una bassa probabilità d’incidente, quindi, corrisponde un rischio elevato, «c’è poi il problema dello stoccaggio delle scorie, altamente radioattive. Bisogna metterle in depositi sicuri, bisogna trovare dei siti adatti». Le sfide sono alte, quello che porta alla sostenibilità è un percorso in salita che richiede l’impegno di ricerca, sviluppo e opinione pubblica.