Il tema “transizione ecologica” occupa spazi sempre più importanti del dibattito pubblico, ma di cosa si tratta realmente e, soprattutto, cosa è necessario per fare in modo che una vera transizione ecologica avvenga nel nostro Paese? È stato questo il tema affrontato all’interno di Sviluppo Sostenibile, approfondimento a cura della redazione di Sicra Press in collaborazione con Siciliana Maceri e Servizi s.r.l, insieme a Lorenzo Russo, studente di ingegneria industriale e membro di IngegneriAttiva. Il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, dati gli ultimi sviluppi relativi al conflitto Russia-Ucraina, ha parlato di una necessità di lavorare realmente verso una transizione ecologica. Bisogna velocizzare il percorso, ma cosa bisognerebbe fare? «Dati alla mano, e con gli ultimi sviluppi - commenta Lorenzo Russo - ci siamo resi conto che nell’ultimo ventennio si è iniziato a parlare di sostenibilità, ma quando dovevamo dimostrare indipendenza energetica sono venute a galla le inefficienze politiche degli ultimi vent’anni. Bisogna investire concretamente, ascoltare i tecnicismi, la parte tecnico-scientifica e non affidarsi alla pancia, al politico di turno». La soluzione perfetta è difficile, se non impossibile da raggiungere, dobbiamo dipendere da altri paesi per soddisfare il nostro fabbisogno energetico, ad oggi l’Italia è tra i primi paesi per import d’energia, «ne è la causa un acronimo, il fenomeno del “nimby”, ovvero “not in my backyard” (non nel mio giardino): tutto ciò che può riguardare un progresso tecnologico (come il 5g o fonti di energia) va affrontato ma, appunto, non “nel mio territorio”. Ecco, se la logica è questa il progresso sarà molto lento». La velocità nella transizione sta diventando un imperativo, eppure oggi assistiamo a ritardi che impediscono il progresso, «sicuramente non è semplice doversi rinnovare - continua Russo - a maggior ragione quando gli incentivi statali non sono sufficienti. Però dobbiamo muoverci. Non esiste sicuramente alcuna tecnologia per l’approvvigionamento energetico che sia ad impatto nullo. Sicuramente qualsiasi tipo di energia avrà un impatto sul nostro ecosistema, ma bisogna trovare l’equilibrio giusto, che tenga conto dell’aspetto paesaggistico, delle emissioni di co2». La “carbon neutrality" è uno degli obiettivi che l’Unione Europea si è posta nel “new green deal”, stanziando dei fondi in modo tale da raggiungere questo obiettivo entro il 2050, «è un obiettivo virtuoso, che richiede sforzi e impegno. C’è di mezzo anche la burocrazia, che non deve ostacolare il processo di transizione». In questo percorso, una delle soluzioni migliori è quella di diversificare le fonti energetiche, ed è qui che entra in ballo il tema, sempre caldo, relativo all’energia nucleare. Questa può essere una soluzione o potrebbe costituire esclusivamente fonte di rischio? «Mi appoggio a opinioni scientifiche - risponde cautamente Lorenzo Russo - l’energia nucleare è fondamentale affinchè si possano raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’UE. Il nucleare è centralizzato, consuma meno suolo, non produce CO2. Il nucleare ha una cattiva fama in seguito agli incidenti avvenuti nel passato, ma le nuove generazioni stanno cambiando opinione. È più una paura mediatica, le reazioni di fissione nucleare avvengono utilizzando l’uranio 135 arricchito al 3%, mentre per fare una esplosivo nucleare è necessario un arricchimento che va dall’80% al 90%. È quindi fisicamente impossibile che si possa creare una bomba nucleare da un reattore nucleare a fissione». La transizione ecologica è un percorso lungo e in salita, ma ce lo chiede il nostro pianeta e, pertanto, va fatto.