Il terribile conflitto tra Russia e Ucraina, sfociato in una guerra senza esclusione di colpi, verrà ricordato per aver cambiato gli equilibri politici mondiali del ventunesimo secolo. L’invasione russa ha sconvolto popoli e istituzioni, la “fine dell’illusione di pace in Europa”, come ha dichiarato il nostro Primo ministro Mario Draghi, cambierà irreversibilmente i rapporti tra i paesi. Pur considerando la drammaticità della situazione e ponendo al centro dell’attenzione la perdita di vite umane, un altro aspetto è stato discusso negli ultimi giorni, quello relativo alla possibile “crisi del gas”, argomento approfondito in “Sviluppo sostenibile”, rubrica a cura della redazione di Sicra Press in collaborazione con Siciliana Maceri e Servizi s.r.l. Il nostro Paese dipende infatti fortemente dalla Russia per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas, per oltre il 40% (a Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, sbocca il gasdotto siberiano che attraversa l’Ucraina). Qualora, in risposta alle pesanti sanzioni rivolte dall’Europa alla Russia, il governo di Putin dovesse decidere di chiudere i rubinetti che portano il gas fino a casa nostra, le ripercussioni potrebbero portare a galla alcune problematiche. Di questo ha parlato il Presidente del Consiglio Draghi in un discorso tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 25 febbraio, discorso che a più riprese è stato affrontato dalla politica italiana. Il premier ha rinnovato il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina, duramente colpita, per poi denunciare l’imprudenza del nostro paese nel non aver diversificato le fonti energetiche e non aver lavorato nell’ottica di un auto sostentamento indispensabile per non dipendere dai fragili equilibri geopolitici mondiali. Draghi ha in qualche modo rassicurato il Paese, dichiarando che «nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe comportare problemi», aggiungendo che «la nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altra capacità di importazione». È però anche vero che qualora si interrompessero le forniture di gas dalla Russia, l'Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri paesi d’Europa che nel tempo hanno diversificato le proprie fonti. La delicata situazione attuale ci mette di fronte al fatto che il nostro settore energetico no può dipendere dalle altalenanti vicende internazionali. Bisogna diversificare le nostre fonti di energia e i nostri fornitori, ha sostenuto il premier; le vicende drammatiche di queste ultime settimane ci hanno fatto comprendere come una transizione energetica reale sia fondamentale per il nostro paese, transizione che può, però, avvenire soltanto in maniera graduale. La soluzione sono le rinnovabili? Sì, ma la transizione è un processo che non può avvenire nell’immediato, è necessario investire denaro e tempo per attingere a fonti di energia verdi, sempre disponibili. L’attuale momento storico è estremamente complesso, fare un’analisi nel lungo termine risulta ad oggi estremamente complicato, le decisioni che verranno prese nel breve termine potrebbero plasmare il volto della nostra società nel futuro. Risulta chiaro che il nostro è un mondo in continuo mutamento: gli equilibri che conoscevamo da anni si incrinano, ci vengono imposte sfide sempre maggiori alle quali è impossibile sottrarsi. Dalle ombre di un conflitto scellerato sono emerse sfide su più fronti, come quello umanitario, politico e ambientale. Si dovranno trovare nuovi equilibri per vivere, finalmente, in un ambiente sostenibile e, soprattutto, in pace.