“Se non moriremo di coronavirus, moriremo di fame”, “Non ho più lacrime per potermi sfogare”, “Sono col culo per terra”. È forte il grido di allarme di molte famiglie giunte al lastrico che si sono rivolte alla nostra agenzia di comunicazione. Come quella di Ester Battaglia, la mamma 24enne di tre figli e moglie di Claudio: la sua storia ha commosso la Sicilia e scosso le coscienze, o quella di Cristofero Lombardo, che tra pianti e singhiozzi chiede di essere tutelato e ascoltato. Questa non è più solo una crisi sanitaria globale, ma è anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro. Una situazione che vede migliaia di cittadini in difficoltà nell’acquisto dei beni primari, disagio e disperazione si stanno diffondendo a macchia d’olio, in particolare al sud. La recessione che stiamo vivendo è dovuta soprattutto alle misure di quarantena che hanno messo gran parte della nostra economia in una specie di stasi. E la Sicilia è il Paese con il più alto tasso di povertà già prima della pandemia. Un siciliano su quattro è povero (26%), in Lombardia meno di uno su 10 (8,6%). Sono gli ultimi dati dell’Istat, relativi al 2018, e il dato siciliano è il terzo peggiore d’Italia, battuto solo da Calabria e Campania. Il dopo? Fa paura solo a pensarci. Tra le famiglie povere, emerge una fascia sociale che lo è ancora di più. Si tratta di famiglie in cui alla povertà intesa in termini economici, si aggiunge una forte miseria socio-culturale. In poche parole, sono famiglie, oltre che povere, emarginate, disorganizzate. La crisi economica creata dalla pandemia potrebbe aumentare la disoccupazione globale di quasi 25 milioni di unità, superiore dunque alla perdita di 22 milioni di posti che si verificò nel biennio 2008-2009, in seguito alla crisi finanziaria. È quanto afferma un nuovo studio dell'Organizzazione internazionale del lavoro”. La crisi travolge tutti e per questo servono investimenti subito e importanti. Il governo cerca la strada del sostegno alle fasce deboli, garantendo un primo stanziamento di 400 milioni affidato alla gestione comunale. Il Consiglio dei Ministri del 6 aprile vara una serie di provvedimenti a favore delle imprese colpite dalla crisi dovuta alla pandemia coronavirus, immettendo con le misure previste nuova liquidità alle imprese: 400miliardi col nuovo decreto, che si sommano ai 350 già previsti nel Cura Italia. Si tratta di «una potenza di fuoco notevole - ha commentato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sino a 25 mila euro il prestito per autonomi, negozianti, professionisti e piccole imprese sarà automatico, insomma. Le banche potranno erogare queste somme senza attendere il via libera del Fondo centrale di garanzia. Interventi senza precedenti a favore del sistema produttivo», hanno confermato i ministri dell’Economia e dello Sviluppo Gualtieri e Patuanelli…