L'emergenza Coronavirus non ha messo in crisi soltanto il sistema sanitario, anzi. A risentirne è anche il sistema economico a tutti i livelli, dalle piccole imprese locali alle grandi multinazionali. Da settimane si parla ormai di ripartenza in Italia, ma il paese è pronto a metterla in atto? Ci troviamo in quella che gli esperti hanno definito economia da dopoguerra, così come conferma lo stesso presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco: "Non si era mai verificato un blocco di tutti i sistemi della filiera produttiva. Ma in vista della fase 2, l'emergenza economica stenta ad essere affrontata. Per le aziende sarà molto complicato ripartire. Si deve parlare di un indebitamento spalmato su 30 anni, e invece non c'è ancora nessun euro a fondo perduto e si parla di un indebitamento a sei anni con 2 anni di ammortamento. Questo appesantirà le aziende, qualora queste possano usufruire del prestito che non è automatico. Nel rispetto del decreto attualmente vigente, la burocrazia dovrebbe essere totalmente eliminata. In Sicilia ci sono già 268 opere cantierate per un totale di 5 miliardi di euro, che già domattina potrebbero ripartire. Le zone economiche speciali dovrebbero riprendere immediatamente, e ci dovrebbe essere un'iniezione di investimenti pubblici laddove il privato purtroppo oggi soffre... E soffrirà per molto tempo." Il Sud, e soprattutto la Sicilia, ha sempre sofferto di una carenza infrastrutturale che ha diviso completamente il paese tra Nord più produttivo e Sud dalle infrastrutture carenti. Secondo il presidente Biriaco, adesso è il momento di rincollare l'Italia e di fare la voce grossa in Europa: "Bisogna saper mediare per ottenere il massimo con il minimo sforzo. L'Europa ci deve aiutare perché il nostro tessuto imprenditoriale è fatto principalmente da piccole e medie aziende, che hanno bisogno di almeno 30 anni per spalmare il debito per poi riprendere la marcia. L'economia siciliana imprenditoriale non ha mai vissuto, nemmeno prima di questa grandissima emergenza, di grandi risorse provenienti dall'Europa poiché non si sono poi potute spendere, e sappiamo che in questo momento un'iniezione di liquidità alle aziende è importantissima. È come se le aziende si trovassero in terapia intensiva, o le aiuti ad uscirne o purtroppo muoiono. Dal governo centrale in poi, ci si deve quindi rimboccare le maniche perché non c'è più tempo. Ora dalle parole bisogna passare ai fatti rapidamente altrimenti, una volta usciti dall'emergenza Covid-19, rischiamo di morire di un'emergenza economica che purtroppo non si può salvare."