La chiusura degli esercizi commerciali non necessari, una delle prime misure adottate nel mondo con il diffondersi del Coronavirus. Dai bar ai ristoranti, dai negozi agli alberghi, cinema, teatri e palestre: l’impatto dell’emergenza su queste attività è evidente e non trascurabile, in nessun caso. A rendere questa condizione nettamente più critica è infatti il pagamento degli affitti commerciali, sia per i locatari che per i proprietari di botteghe. Non avendo alcuna entrata, le attività chiuse non riescono a pagare regolarmente il canone di locazione al proprietario, così come quelle che non godono del credito d’imposta al 60% (che il decreto Cura Italia prevede per negozi e botteghe solo per il mese di marzo). Difficoltà che riguardano però anche quelle poche attività rimaste aperte, come le pizzerie d’asporto, che stanno comunque subendo una riduzione di incassi. Così la maggior parte dei conduttori non paga il canone di locazione o ne propone una riduzione ai proprietari delle botteghe, causando gravi danni a chi ha le locazioni stesse magari come unica fonte di reddito. Nessun provvedimento è stato ancora preso in aiuto dei proprietari di locali commerciali, che a tempo debito non solo dovranno pagare IMU e TARI, ma si troveranno a versare anche le tasse sui canoni di locazione, nonostante la mancata riscossione o riduzione degli stessi. Una criticità che non può essere lasciata al caso e che necessita di un immediato intervento, onde evitare ulteriori problemi. Il decreto di aprile dovrebbe dunque prevedere il rinnovo del credito d’imposta al 60%, così come una sua estensione anche ad alberghi e ristoranti. Si chiede inoltre di poter attuare la “cedolare secca” sugli affitti dei negozi: un regime facoltativo per cui il proprietario può optare, che consiste nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali. Al vaglio anche l’opzione di poter attuare degli sgravi ai proprietari, che stanno percependo un canone di locazione ridotto o che non lo stanno ricevendo affatto. Necessario dunque il dialogo tra affittuari e titolari, chiamati a far fronte comune evitando ogni tipo di speculazione.