"Così come a Palermo non è concepibile l’abbandono della città a due mesi da voto, non è concepibile che la Regione non abbia ancora pagato i tutti i tirocinanti dell’Avviso 22 che hanno lavorato nel 2019. Ad oggi mi ritrovo costretto, mio malgrado, a ricoprire un nuovo ruolo, infatti sto fungendo da “supplente istituzionale” sollevando il caso per la vicenda dei pagamenti per far retribuire i tirocinanti dell’Avviso 22 della Regione siciliana, sempre in prima linea per far rispettare i diritti compiuti. Sto seguendo la vicenda passo dopo passo e con interventi periodici" commenta Oreste Lauria. "Dopo gli innumerevoli reclami fatti, ad oggi sono un migliaio i tirocinanti pagati dalla Regione, mentre per gli altri aspettano il primo pagamento da 2 anni e mezzo dal tirocinio concluso. E meno male che il Parlamento della Sicilia avrebbe dovuto essere il garante dei diritti costituzionali dei lavoratori, con il presidente dell’Assemblea regionale che avrebbe dovuto risolvere con un suo intervento l’annosa vicenda. Al contrario, invece, le istituzioni della politica siciliana non fanno altro che nascondersi per non affrontare e risolvere il problema che blocca i pagamenti dovuti. Rimangono da pagare circa 500 tirocinanti e non ci sono tempi previsti per concludere tutti i pagamenti. Ad oggi non sembra esserci una via d’uscita da questo labirinto burocratico. Ogni giorno che passa si affievolisce la fiducia nelle istituzioni della politica siciliana e sono arrivato al punto di essere indignato. I tirocinanti sono lavoratori che hanno il diritto di essere tutelati. Sono persone che hanno lavorato presso enti pubblici e privati e molti non hanno ancora ricevuto quanto gli spetta per il lavoro svolto. Se da una parte la speranza è l’ultima a morire, dall’altra la politica regionale non si pronuncia e non da rassicurazioni in merito. Tra intoppi burocratici ed amministrativi i tirocinanti rischiano di non essere più pagati e questo ha un peso maggiore in questo periodo storico nel quale siamo costretti ad affrontare una crisi economica senza precedenti". . I tirocinanti, alla fine del loro percorso formativo, sono rimasti in buona parte disoccupati e questo la dice lunga sulla inutilità delle misure delle politiche attive del lavoro adottate dalla Regione che non garantiscono l’occupazione se non nello sfruttamento a tempo dei poveri disoccupati siciliani. Il bando dell’Avviso 22 dei tirocini formativi e stato organizzato dall’Assessorato al lavoro della Regione siciliana, devono essere gli stessi organi competenti risolvere gli intoppi burocratici amministrativi per i pagamenti dei tirocinanti. Deve essere la stessa Regione siciliana a trovare la soluzione. Addirittura, alcuni tirocinanti – che stanno procedendo per vie legali – hanno iniziato il tirocinio nel 2019 e da lì in poi sono rimasti invischiati in un marasma di ritardi burocratici che hanno bloccato il pagamento delle loro spettanze. I tirocini dovrebbero rientrare in quell’ottica di rafforzare le politiche attive del lavoro del Mezzogiorno, proprio con percorsi formativi che aumentino la coesione sociale per lo sviluppo delle attività e delle competenze professionali per una occupazione stabile. con contratti di lavoro nazionale a tempo indeterminato che garantiscano uno stipendio mensile al di sopra della soglia del Reddito di cittadinanza La vicenda dei tirocinanti è un quadro molto triste e l’emblema di una Sicilia allo sbando che ancora oggi non trova soluzioni alternative per venire incontro ai bisogni dei siciliani. Ad un passo dalle nuove elezioni regionali nessuna delle forze politiche che governano la Sicilia starebbe pensando ad un progetto lavorativo efficace inserendolo nel proprio programma. Come sempre in questi casi si pensa sempre più ad un modo per garantirsi la poltrona senza pensare minimamente ai nostri giovani costretti a cercare lavoro lontano dagli affetti e dalla loro terra".
"La Regione Siciliana deve ripensare le politiche attive del lavoro. I fondi europei non mancano, manca la fantasia dei governanti che in un settore delicato e importante scelgono personale inadeguato