In occasione della giornata mondiale contro il cancro alle ovaie, l'associazione ACTO (associazione contro tumore ovarico) ha organizzato una giornata ricca di spensieratezza e gioia con i Briganti: i rugbisti che si allenano allo stadio San Teodoro di Librino. Medici e volontari sono scesi in campo mettendosi in gioco. Una collaborazione che salta subito all’occhio come strana. Accostare malattia e sport sembra innaturale ed insensato ma non c’è niente di più falso in questa immagine comune. Allontanare l’idea di ospedale e malattia come luoghi sopra il tempo e lontani da ogni altro luogo di condivisione è tra gli obbiettivi principali dell’associazione. L'incontro con i Briganti nasce in realtà prima dell’evento che ha visto scendere in campo le famiglie dei pazienti oncologici. La dottoressa Giusy Scandurra responsabile del reparto oncologico del Cannizzaro e promotrice dell’associazione, davanti ai tanti volti amici dei volontari, che hanno trovato nell’associazione un senso comunitario forte e palpabile anche dall’esterno; ha raccolto le emozioni dell’inizio della collaborazione con i Briganti, che, ha portato Acto a volare verso Roma, allo stadio Olimpico, per assistere al match della nazionale impegnata nel Sei Nazioni.«Rugby e oncologia» esordisce la dottoressa Scandurra; « sembrano essere due mondi opposti, ma il tumore arriva come una forte pallonata. Devi restare in piedi in entrambi i casi: I giocatori di rugby stanno in piedi anche se sconfitti, anche noi stiamo in piedi fino alla fine.» Una forte testimonianza di lotta, non arrendersi è la scelta che porta ad avere consapevolezza del proprio corpo. Impariamo a trasferire la nostra bellezza interiore , attraverso le esperienze, nei nostri volti e nelle nostre azioni. Attraverso questa iniziativa, aggiunge la dottoressa Scandurra, abbiamo avverato una grande rivoluzione aiutando i figli di molte pazienti a non avere più paura del reparto oncologico e trovare più serenità e coraggio nell’andare a trovare i propri familiari. Il viaggio a Roma? «Staccare la presa ed essere leggeri nonostante la malattia: queste le emozioni che ha regalato alle nostre pazienti». Lo sport è testimonial di questi valori e ricorda che tra corpo e mente c’è un legame indissolubile. Se una delle due parti cede l’altra è pronta a supportarla, ma per fare ciò bisogna allenarsi, bisogna imparare a conoscersi e a non avere paura di mettersi in gioco. Manfredi Asero, Psicoterapeuta, Psicologo e Brigante rafforza il concetto « Siamo noi che per comodità scindiamo corpo e mente ma la natura le ha create insieme e questo dovremmo ricordarlo». Ad ogni intervento un passaggio di palla, ricordando i simboli ricorrenti della manifestazione ed alludendo alla partita avvenuta subito dopo, i medici sostenitori dell'associazione contro il tumore ovarico, scandiscono così le proprie testimonianze. «A cosa serve il tuo lavoro davanti alla notizia di una malattia così terribile?» Questa è la domanda che la dottoressa La spina, psicologa del reparto di oncologia del Cannizzaro si è sentita pronunciare più volte dai primari ed a cui ora risponde con la testimonianza dell'esperienza intrapresa con i Briganti.Ogni emozione forte, che passa dal dolore e dalla gioia piena va sentita ed affrontata, scandendola nella nostra mente e percependola in ogni membra di cui siamo costituiti. L’abitudine comune però è quella di allontanare ogni cosa che ci spaventa facendoci atterrare da essa. Avere un rapporto conflittuale con il proprio corpo è purtroppo ordinario e ci rende vulnerabili e distruttibili. « Noi recuperiamo, ne abbiamo la possibilità e gli sport di contatto come il rugby ci danno contezza della nostra fisicità ricordandoci che non siamo fatti di vetro e siamo capaci di rialzarci e restare in piedi». Queste le parole di Giuseppe Mancuso, socio dell’associazione Briganti che, entusiasta della collaborazione con Acto, attraverso la sua dichiarazione lascia scivolare uno dei messaggi di cui l’iniziativa dei Briganti si fa promotrice: ogni limite, se si vuole, può essere superato. Essere corpo e mente insieme è una sfida difficile da accettare; comprendere che la bellezza si acquisisce con le esperienze e le emozioni che ci attraversano è ancora più complesso. Associazioni come Acto e come i Briganti sono iniziative sane e concrete che aiutano giorno dopo giorno a mantenere salda nelle menti la parola Resilienza. Continuare ad affrontare ogni cosa restando in piedi facendo della gioia il proprio punto di forza. Il corpo muore e questo concetto è stato da poco ricordato con coraggio dall'autrice Michela Murgia, la quale ha annunciato di avere un tumore al quarto stadio. Questa testimonianza che spaventa è però parte della consapevolezza della vita umana. Giusy Scandurra: «Noi, dove possibile, continuiamo a combattere senza mai arrenderci». Acto vola a Roma con i Briganti
Non siamo fatti di vetro, possiamo rialzarci e stare in piedi
Resilienza, questa la parola che unisce Acto ed i Briganti