Quando si sente o si legge il nome di Giusi Malato, non si può non associarlo al mondo della pallanuoto. Un po' come chiedere a qualcuno che non mastica calcio: “sai chi era Roberto Baggio?” per rendere l'idea.
Uno dei volti più iconici e simbolo di eccellenza di questo sport. Un vero e proprio vanto non solo italiano ma in particolar modo siciliano e catanese.
Ebbene sì, perché l'ex centro-boa etnea classe '71, ha legato la sua intera carriera da giocatrice e successivamente da allenatrice (anche se per un breve periodo) ai colori della sua città, oltre che a vestire con grande orgoglio l'Azzurro del “Setterosa”.
Profondamente fiera di essere catanese, ha contribuito ai più grandi successi della storia dell'Orizzonte Catania (oggi Ekipe Orizzonte) sia in ambito nazionale che europeo con la bellezza di 15 scudetti (di cui uno da allenatrice) e ben 7 Coppe dei Campioni (anche qui, un titolo ottenuto come coach) ; in nazionale sono 2 i titoli mondiali, ben 4 quelli europei e come non citare il leggendario Oro Olimpico di Atene 2004 sotto l'ottima gestione Formiconi.
Come titolo individuale, il più importante è senz'ombra di dubbio la “Calottina d'Oro” del 2003, premio che viene assegnato al/alla miglior pallanotista del mondo. Un palmares da fare letteralmente invidia per la donna dei record.
Giusi Malato, oggi allenatrice e presidente della neonata società di pallanuoto femminile “Rari Nantes Jonica”, si racconta con fierezza e trasparenza a 360°, spaziando dalla sua carriera agonistica al sociale per poi passare al privato, parlando dei giovani di oggi e degli amati figli Diego e Matteo, fino alla sua campagna di sensibilizzazione e prevenzione nella lotta al cancro.
Gli esordi risalenti al lontano 1983, i grandi successi e gli allenatori che si sono susseguiti negli anni, Giusi Malato si racconta così: “Ho iniziato molto presto, a tredici anni si formò la prima squadra femminile con ragazze provenienti dalla Poseidon. I miei ricordi più belli sono principalmente due: il primo mondiale vinto nel ‘98 in Australia, dove misi a segno quattro gol nella finale. E poi ovviamente c’è l'Olimpiade di Atene 2004, quella fu una grandissima emozione, indelebile. Oggi mi sento molto soddisfatta ma mai appagata totalmente, sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli".
Proseguendo: “L'altro bel ricordo è il mio primo scudetto con l'Orizzonte nel '91. Fu un anno particolare, perché ci fu un cambio di allenatore determinante, passammo da Scebba a Del Duca, il quale portò un nuovo stile di gioco che ci permise di vincere il titolo. Nel corso degli anni ho appreso il meglio da tutti gli allenatori che ho avuto: da Marcello Del Duca, Salvo Scebba, Giovanni Puliafito, Mauro Maugeri fino a Pierluigi Formiconi. Ognuno di loro aveva una prerogativa per la quale ho imparato tanto".
E lo storico presidente Nello Russo?: "Lui ha fatto grandi cose, è un uomo molto ambizioso e continua ad esserlo ma soprattutto lo reputo un visionario".
Nel corso di questa stagione agonistica di pallanuoto maschile, c'è da menzionare la triste retrocessione in Serie A2 della Nuoto Catania, storica compagine locale. Come mai nella pallanuoto maschile non si riesce ad avere una continuità? La Malato, senza tanti giri di parole, afferma che: “Di sicuro la retrocessione della Nuoto è stato un duro colpo da digerire e secondo me i motivi si possono riscontrare nell'alta onerosità che vige nella pallanuoto maschile. Servono continue risorse, sponsor e persone che credano in un determinato progetto. Ma nonostante tutto credo che entro i prossimi tre anni, la nuova proprietà riuscirà a tornare ai livelli che merita”.
Ma se non avesse sfondato nel mondo della pallanuoto, chi sarebbe oggi Giusi Malato, ma soprattutto, nel corso della sua vita, ha mai avuto un rimpianto?: “Rimpianti mai, ho sempre preferito avere dei rimorsi col cosiddetto “ci ho provato, non ci sono riuscita” ma rimpianti no, ho sempre fatto ciò che il mio cuore e la mia testa mi suggerivano di fare".
Ha poi proseguito: “Molto probabilmente se non fossi diventata pallanotista, sarei diventata maestra. Non a caso oggi lavoro nella piscina di via Zurria e collaboro con la Nuoto Catania, allenando l'Under 12 ma ho ritagliato uno spazio dove faccio dei personal a dei bambini autistici e con difficoltà motorie. Educare i bambini e avere a che fare con loro è una cosa fantastica, mi dà grande soddisfazione".
Ultimando: “a proposito di piccoli, non ho mai voluto influire nelle scelte sportive dei miei figli, perché non ho mai voluto che si mettesse a confronto la loro attività sportiva con la mia presenza ingombrante. Ho sempre cercato di fare un passo indietro. Diego, il più grande, gioca a calcio, mentre il più piccolo Matteo ha deciso di seguire le orme materne".
Una catanese doc come Giusi Malato non poteva non sottoporsi alla domanda del perché non abbia mai pensato di scendere in politica e semmai lo avesse fatto, quali sarebbero potute essere le rivoluzioni da adottare alla città di Catania: “Premetto che mi è stato chiesto parecchie volte, ma in tutta onestà, reputo che il mondo della politica è un mondo che non mi piace, non mi ci ritrovo. Io sono catanese e non voglio andare via da qui per una mia scelta. Cerco di fare del mio meglio nel mio piccolo per provare a scuotere quantomeno qualche coscienza. Come si suol dire: “quello che facciamo è una goccia nel mare, ma il mare senza quella goccia, sarebbe più piccolo”.
E quali sarebbero le priorità che adotterebbe Giusi Malato per risanare questa città?: “In primo luogo metterei obbligatorio lo sport in tutte le scuole. I ragazzi devono avere ampia scelta su quello che vogliono fare, senza dare a loro le solite alternative che possono essere la pallavolo o il calcio e di conseguenza darei la possibilità a chi non può fare sport con delle agevolazioni, così da togliere quanti più ragazzi dalla strada ; il secondo punto che mi sta molto a cuore è l'educare il catanese. Perché è il catanese che spesso e volentieri rende questa città invivibile e incivile. Spesso litigo per strada con quello di turno che butta la carta o la cicca per terra ed è per questo che ho fatto la scelta di non andare via da Catania, perché amo il mio territorio e so che qua ho una mia missione ed è fare del bene ; infine, farei di Catania una città turistica. Potremmo vivere veramente di turismo, solo che molte volte in pieno centro trovi la spazzatura per colpa del catanese. Non può essere sempre colpa dell'amministrazione o del sindaco, siamo noi che ci comportiamo così".
La Malato si espone sulla prevenzione di patologie oncologiche, ricordando la triste scomparsa della mamma nel 2023 a causa di un tumore ovarico: “Avendo fatto il test per le mutazioni genetiche e risultando positiva al 50% per ereditarietà, ho deciso di sottopormi a intervento chirurgico per annessiectomia bilaterale. Ed io come personaggio pubblico, mi sono sentita in dovere di sensibilizzare, informare ed essere testimone di cose che possono essere prevenute".
In conclusione, il sogno ricorrente di Giusi Malato è molto più attuale che mai ed è rivolto alla sua neonata società di pallanuoto femminile, la Rari Nantes Jonica: “Voglio fare bene con la mia squadra della quale sono presidente ed allenatore. Vorrei portare quante più ragazze possibili e farle innamorare di questo sport meraviglioso. Ed il mio sogno sarebbe quello di vincere i play-off di Serie B per approdare in A2 e poi fare il salto di categoria successivo alla A1. È un programma di tre/quattro anni e stiamo lavorando affinché questo sogno diventi realtà”.