Associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico e spaccio di stupefacenti, porto e detenzione illecita di armi, usura, nonché lesioni personali aggravate. Sono le accuse che hanno portato all'arresto di 25 persone.
Il messaggio chiaro è stato lanciato dalla Procura distrettuale di Catania che, in una vasta operazione supportata dalla Polizia di Stato, ha smantellato il sistema criminale della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, storico clan catanese di Cosa Nostra.
L’indagine, condotta dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile della Questura di Catania, ha portato all’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare, di cui 18 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di dimora.
In carcere: Giuseppe Amato (“Peppe a ponchia”), Angelo Arena, Salvatore Assinnata, Letterio “Ettore” Barresi, Francesco Cacia, Antonino “Ninu u firraru” Castorina, Mario Ercolano, Salvatore Ercolano, Carmelo Fazio, Salvatore Antonio Pietro Iudicello, Alfio Minnella, Salvatore Mirabella , Christian Paternò, Stefano Platania, Alessandro Rugeri, Francesco Russo, Carmelo Daniele Strano, Benedetto Zucchero.
Ai domiciliari
Cinque persone ai domiciliari: Di Raimondo Concetto Salvatore, inteso “Alfio Kawasaki” di 47 anni, Pandetta Salvatore Ettore di 31 anni, Pelleriti Valerio Emanuele di 27 anni, Russo Diego Filippo di 23 anni, Santapaola Francesco di 26 anni.
Obbligo di dimora per Santo Bella di 58 anni e Salvatore Scalia di 67 anni.
Un primo segmento di investigazioni ha riguardato le attività criminali di due articolazioni cittadine di Cosa nostra ascrivibili alle posizioni degli Ercolano, ossia il Gruppo della Stazione e il Gruppo di Cibali. In tale contesto emergeva la perdurante operatività dell’ergastolano Mario Ercolano, il quale, nonostante la detenzione, avrebbe esercitato pieni poteri decisori, mantenendo contatti quotidiani con gli affiliati, a cui impartiva precise disposizioni sulle strategie da adottare.
Mario Ercolano avrebbe deciso il riassetto dei ruoli apicali all’interno dei citati gruppi a lui riconducibili determinando la designazione di Carmelo Daniele Strano come successore di Benito Privitera nel ruolo di responsabile del Gruppo della Stazione, mentre Carmelo Fazio avrebbe preso il posto del fratello Salvatore come referente del Gruppo di Cibali.
Le indagini hanno fatto emergere il ruolo ricoperto da Salvatore Ercolano, fratello minore dell’ergastolano Mario, il quale, avvalendosi del fidato Salvatore Iudicello, avrebbe impartito le direttive ricevute dal fratello Mario e si sarebbe occupato personalmente della risoluzione di eventuali controversie sia interne che esterne alla famiglia Santapaola – Ercolano.
Particolarmente grave la sparatoria del 21 ottobre in via Poulet, roccaforte del clan rivale Cappello-Bonaccorsi. In quella circostanza, i killer di Cosa Nostra avrebbero risposto al fuoco esploso da Salvatore Gagliano, esponente degli storici nemici. Il conflitto stava quasi trasformandosi in guerra, se non fosse stato per alcuni summit mafiosi organizzati per evitare ulteriori spargimenti di sangue.