Ricorre oggi il trentesimo anniversario dell’uccisione dell’imprenditore siciliano Libero Grassi, uomo dalla schiena dritta che ha fatto della sua vita un manifesto contro la mafia.L’imprenditore tessile nel 1991 ha rifiutato di pagare il pizzo a Cosa nostra, che operava tramite i fratelli Avitabile della famiglia Madonia di Resuttana, pagando con la vita la sua libertà. «Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia», scriveva Libero Grassi al Giornale di Sicilia nel gennaio 1991. Dopo aver detto di no al racket, dopo non essersi piegato alla violenza mafiosa, Libero Grassi fu ucciso a Palermo da quattro colpi di pistola sparati da Salvino Madonia, figlio del boss di Resuttana, la mattina del 29 agosto 1991. In seguito alla sua morte in Italia venne varato il decreto anti-racket 172 che istituì un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione. Il sacrificio di un imprenditore che ha lottato contro il racket del pizzo sia scolpito nelle coscienze dei siciliani perbene che, ogni giorno, lavorano per fare della nostra isola una terra bella, onesta, dove la mafia non possa trovare terreno fertile.