Il fermo: gli autotrasportatori scioperano e portano il caos in tutta Italia. Puglia e Sicilia si sono uniti in una lotta contro il tempo che non si ferma e che continua a salire di quota da regione in regione. Campania, Emilia Romagna, la protesta dell'AIAS, allarga le braccia ai camionisti in crisi. L'aumento dei prezzi, legati soprattutto al costo del carburante, ma anche degli pneumatici, è diventato stremante ed è difficile per tutti i lavoratori aspettare ancora risposte che non accennano ad essere date. da un lato, quindi, il governo nazionale 'propone' continui rinvii sulla questione, dall'altro si scende in strada e si reagisce. Motori spenti e braccia incrociate, la situazione è diventata insostenibile. Intanto continuano a registrarsi episodi di vandalismo verso quei colleghi che hanno deciso di non aderire al fermo. Scene da far-west per uno scenario da brividi: dai tagli di pneumatici ad atti di intimidazione fra i più vili. Un caos generale che rischierebbe di gettare la protesta nella più nera vergogna. Ultima la notizia di Confagricoltura Ragusa, secondo che fa sapere del blocco di un mezzo di un'azienda ragusana a loro associata, inseguito e fermato alle porte di Gela. Autotrasportatore posto sotto minaccia, chiavi sottratte e pneumatici tagliati. Si inasprisce la condanna di questi fatti: [caption id="attachment_58099" align="alignleft" width="237"]
Le tensioni:
"gravi, scriteriati e violenti".
Giovanni Richici[/caption] oggi, sul tavolo del PalaRegione, in centro a Catania, non solo l'assessore ai Trasporti Falcone, ma anche Giovanni Richichi, presidente AIAS. Quest'ultimo in particolare non si è affatto risparmiato sul mancato sostegno di alcuni: "Nelle riunioni precedenti, quando è iniziata questa vertenza sapevamo già il suo esito. L'onorevole Ragusa aveva preso un impegno per farci arrivare alla commissione, poi tutto si è insabbiato e l'unico assessorato che si è impegnato a portarci avanti è stato quello delle Infrastrutture. Da tutti gli altri aspettiamo ancora risposte. La cosa che mi dà più fastidio è che tutto questo viene avvallato da associazioni di categoria degli autotrasportatori che partecipano ai tavoli, sanno quali sono le problematiche e nonostante tutto si permettono di firmare i documenti. Allora il perseguire questo distacco tra di noi comporta quello che oggi sta accadendo e che abbiamo dichiarato con il fermo dei trasporti. Senza il supporto di Marco Falcone la nostra iniziativa non sarebbe arrivata nemmeno ai tavoli romani, il resto è fuffa. Molti dicono che stiamo danneggiando l'economia, quando la verità è che non abbiamo guadagno, nessun ritorno. Ci hanno dato dei delinquenti, persino dei mafiosi. La verità è che noi come categoria non siamo più in grado di subire tutti questi aumenti, non stiamo commercializzando. Personalmente sono orgoglioso da siciliano di aver visto che l'Italia tutta si è fermata, il che mi fa capire che questo non è più solo un problema dell'AIAS, ma di tutti e come tale andrà portato a Roma".[caption id="attachment_58100" align="alignright" width="161"]
Le dichiarazioni:
Marco Falcone[/caption] la Coldiretti lancia l'allarme. Al centro del bersaglio finiscono i prodotti deperibili come ortofrutta, funghi e fiori la cui distribuzione è già diminuita del 70%. Nel Foggiano si fermano i panificatori. La protesta degli autotrasportatori mette a rischio le catene di approvvigionamento dal momento che addirittura l’85% delle merci viaggia su strada per arrivare sugli scaffali. Una condizione che spaventa, mentre aumentano le pile di prodotti accatastati nei magazzini delle aziende che non riescono a raggiungere le piattaforme di logistiche di distribuzione con il rischio che il cibo vada irrimediabilmente buttato.[caption id="attachment_58101" align="alignleft" width="243"]
Scaffali vuoti, le conseguenze:
Sciopero San Gregorio[/caption] due giorni fa il fermo sull'A18, allo svincolo per entrare ed uscire da Catania. L'autostrada che funge da trade union fra l'intero capoluogo etneo e Messina, si è bloccata a causa della protesta in corso promossa dall'Aias, per un risultato sconcertante che ha finito per porre l'intera tratta in uno stato di disordine abnorme. Lunghe code per file da brivido, gli autotrasportatori non intendono fermarsi. numerose le critiche pervenute da parte della Cna Fita Sicilia, l'unione nazionale imprese di trasporto che ha affermato di condividere le ragioni della protesta, ma non il metodo. Spegnere i motori e bloccare l'economia della regione contrasterebbe con lo scopo, ponendo l'isola in una situazione di crisi senza via di uscita. Si accoda anche l'Alis, l'associazione logistica dell'Intermodalità Sostenibile che condivide lo scenario legato al danneggiamento dell'intero settore e si distanzia in maniera netta dallo sciopero che aumenterebbe tensioni sociali a livello territoriale e nazionale. Della stessa opinione anche Confagricoltura che si lega al rifiuto del fermo e della modalità di protesta che reputa sbagliata. sono sempre meno gli automobilisti che fanno il pieno quando è il momento del rifornimento. Stando ai benzinai, la media ammonterebbe ormai a 20 euro. È questo il prezzo da pagare per l'alta tensione geopolitica sul fronte Russia-Ucraina; conseguenza sicura, ma non immediata sul prezzo della benzina. Una situazione di estrema allerta che genera come conseguenza diretta un calo degli investimenti per la ricerca di nuovi giacimenti. Scarseggia quindi la risorsa da cui attingere e paradossalmente è la Russia che ci sta 'sostenendo' con il suo ruolo nel cartello Opec+ e la sua capacità di esportare. Una corsa al petrolio estenuante che ha ingranato già da agosto 2021, anno in cui il barile ha guadagnato oltre il 50% del suo valore. Con la ripresa del traffico aereo e la fine dell'emergenza pandemica, si stima pure che nei prossimi mesi la domanda arriverà a 100 milioni di barili/giorno, dai 96 dell'anno scorso e addirittura 91 del 2020. Stando alle quotazioni attuali, dovrebbe esserci un aumento di circa 2 cent per la benzina e poco più per il gasolio per un equilibrio del mercato. Attenzione però, perché già dai prossimi mesi nel conto si aggiungeranno altri 5 cent al litro in più alla pompa di benzina. A pesare in Italia sono soprattutto le accise e l'Iva che manterrebbero il paese in testa alla classica, non per merito, ma per il peso fiscale a litro. Serbatoio pieno per pochi quindi, almeno per ora.
Presidio al casello di San Gregorio:
Le critiche:
Petrolio e guerra, il possibile scenario: