Cari fratelli e sorelle della Fondazione ODA,
mi duole tornare a rivolgermi a voi per intervenire su fatti che riguardano l’Ente. Questa Diocesi guarda con inalterata attenzione ai disagi vostri, delle vostre famiglie e della Fondazione tutta, che, comprensibilmente, tolgono serenità e rendono faticoso accettare il ritardo nel pagamento degli stipendi.
Comprendo bene che vorreste vivere un clima di maggiore distensione e avere la sicurezza di non dover attendere, oltre ciò che riuscite a tollerare, la corresponsione di quanto vi spetta, per l’opera benemerita che, quotidianamente e con abnegazione, assicurate a chi soffre. Ma sono certo che nessuno di voi possa mettere in dubbio quanto difficile sia la gestione di un ente così complesso, con un’importante situazione debitoria pregressa, che non è solo nettamente ridotta rispetto al passato, ma è anche sotto controllo.
Sono altrettanto certo del fatto che non vi sia, tra tutti voi, alcuno che voglia essere blandito con rassicurazioni di carta, su improbabili scenari di fulminee uscite dal tunnel debitorio. Da questo Arcivescovado e dalla Governance dell’Ente, le uniche rassicurazioni che vi possano giungere, e che siano rispettose di voi, sono quelle riferibili a dati certi, come il pagamento di due mensilità a strettissimo giro, con buona probabilità entro questa settimana entrante, a fronte della recente pubblicazione, da parte dell’Asp di Catania, delle determine di liquidazione dell'acconto relativo al quarto trimestre.
Ciò che è certo e corrispondente al vero non vi è stato mai taciuto, dal Commissario Straordinari; al contrario, la realtà vi è stata sempre illustrata, finanche nei suoi aspetti più difficili da affrontare. E la realtà è quella che di cui il Commissario Straordinario, Avv. Adolfo Landi, per primo e con ciclicità, vi ha sempre, con dovizia di spiegazioni e approfondimenti, messo a conoscenza: l’ODA dovrà, probabilmente, fare altri sacrifici, in assenza dei quali né i servizi resi all’utenza, né il vostro posto di lavoro potrebbero più esistere. È facile, da parte di chi sceglie, con pervicacia, la facile scorciatoia di fare delle promesse evanescenti, anziché il ben più arduo, ma coraggioso, cammino della collaborazione, insinuarsi nel vostro malessere e portarvi a credere che continuerebbe a esserci un futuro per la Fondazione anche dopo un’eventuale chiusura e l’acquisto di altri privati. La realtà è quella che il Commissario Straordinario Avv. Landi ha rappresentato, da ultimo, venerdì pomeriggio, nel corso dell’incontro con i lavoratori. L’Ente sta, piano piano, riducendo il proprio debito con l’erario, tramite un robusto piano di rottamazione delle cartelle, che impone, però, il pagamento puntuale delle rate, pena la decadenza dal beneficio. Nondimeno, la Fondazione deve fare fronte agli obblighi tributari, previdenziali e finanziari. “Meri” obblighi di legge, il cui elementare rispetto, ahimè, in passato è stato considerato un elemento accessorio, e non un dovere. Il più piccolo passo falso, in questo momento, significherebbe solo una cosa: la chiusura.
Sono certo che nessuno di voi, per quanto sofferente, voglia che sull’ODA venga messa una pietra tombale, e nemmeno che questa Fondazione finisca in pasto agli speculatori, che di voi tutti, dei vostri diritti e degli assistiti avrebbero, a voler usare un eufemismo, ben poco riguardo. Sono, invero, convinto che, da parte vostra, vi sia indubbiamente affezione, finanche amore, per ciò che l’Ente rappresenta, non solo per voi e le vostre famiglie, ma per l’inestimabile patrimonio valoriale che reca con sé. E muovo da questo per esortarvi a continuare a essere la spina dorsale della Fondazione, certo che saprete spendere le vostre migliori energie per concorrere alla crescita dell’Ente, immergendovi, anima e corpo, nelle tante, nuove e positive sfide che lo attendono e che gli permetteranno, tra le altre cose, di avere ulteriori fonti di finanziamento. Penso ai nuovi progetti, alle nuove attività che la Fondazione può intraprendere.
Vi esorto, altresì, a non abbandonarvi alla sfiducia e all’amarezza, bensì a essere fieri, in primis, del vostro lavoro e dell’ente per cui prestate la vostra opera, cercando, con le azioni e le parole, di trasferirne, a chi sceglie i servizi che rendete e a chi si adopera per la sua salvezza, l’immagine di una comunità viva, coraggiosa e resiliente. Vi assicuro che quanti, sin qui, hanno scelto di investire tempo, attenzione e risorse nell’ODA - penso agli istituti di credito coinvolti -, lo hanno fatto con la consapevolezza di avere davanti una realtà solida, in termini di competenze, professionalità, know how, storia, governance affidabile e conti a posto.
Sì, perché i conti della Fondazione, al netto del consistente pregresso debitorio, sono a posto, come vi ha confermato venerdì pomeriggio il Commissario Landi. Il conto economico annuale non produce più perdite, non vi sono sprechi o gestioni disinvolte del denaro. Vi basti ricordare questo, per essere certi che né questa Diocesi, né la governance abbiano priorità diverse dalla tenuta dell’ODA e dal mantenimento dei vostri posti di lavoro.
Mi riprometto, entro le festività natalizie, di incontrare in assemblea tutti i dipendenti, a circa un anno di distanza dal primo incontro; sarà un’occasione nella quale ribadire questi concetti e la sollecitudine che si sta avendo per far rientrare il debito.
Vostro,
+Luigi Renna
Arcivescovo di Catania