Cresce l'attesa per quacosa che ancora deve essere ufficializzato. Parliamo del piano per la fase 2 che dovrebbe essere presentato dal governo entro la fine della settimana. Le prime ipotesi del piano Colao, quello che la task force ha presentato al governo, è un progetto secondo cui dal 4 maggio tornerebbero a lavoro quasi 3 milioni di persone, escludendone una fetta che continuerebbe a ricorrere allo smart working, soprattutto nei casi delle persone più a rischio, come quelle con più di 65 anni. I negozi potrebbero riaprire non prima dell’11 maggio, seguiti ad almeno una settimana di distanza da bar, pasticcerie e ristoranti. I mezzi pubblici che verranno usati da molti lavoratori. Dal 4 maggio il 15% delle persone che precedentemente prendeva bus e metro tornerà a farlo. Secondo la task force serve un protocollo per garantire il rispetto di tutte le regole di sicurezza. Così come serve un protocollo per le condizioni di sicurezza sul lavoro, mettendo a disposizione anche i dispositivi come le mascherine e i guanti. Il principio da seguire rimane quello della “massima cautela”. Ieri Conte ha incontrato le parti sociali, le Regioni e i Comuni: nessun “liberi tutti”, ha assicurato, anche se già dal 27 aprile potrebbe esserci qualche riapertura per chi garantisce le condizioni di sicurezza. La stima è quella di 2,8 milioni di lavoratori che torneranno in ufficio o in azienda dal 4 maggio. La cifra riguarda coloro i quali torneranno a lavorare in sede, a cui aggiungere chi proseguirà in smart working. Le aziende a riaprire prima dovrebbero essere quelle del settore manifatturiero, delle costruzioni e verosimilmente del commercio all’ingrosso; buona parte dei lavoratori, però, dovranno essere protetti, magari lavorando da casa, stiamo parlando degli over 65 e delle altre fasce più fragili. In ogni caso, si chiederà di ricorrere allo smart working ovunque sia possibile. Gli spostamenti, dal 4 maggio, saranno consentiti solamente nella Regione di residenza. Divieto di spostamento da una Regione all’altra, fatta eccezione per i casi di urgenza assoluta o di lavoro. Servirà ancora l’autocertificazione, che potrebbe quindi cambiare con le nuove regole. Ancora da definire la possibilità di andare nelle seconde case, se si trovano al di fuori del proprio comune. Per quanto riguarda le passeggiate, invece, saranno consentite anche meno vicino rispetto alla propria abitazione, magari puntando anche sulla riapertura dei parchi per fare sport all’aperto. In ogni caso le riaperture e il via libera agli spostamenti dipenderanno da tre aspetti, da valutare continuamente: la situazione epidemiologica, quella degli ospedali e la disponibilità dei posti letto, la disponibilità dei dispositivi di protezione. Da valutare in ogni singolo territorio. E nel caso in cui queste tre condizioni non siano rispettate, si potrà tornare a un lockdown della singola area. Anche per la riapertura dei negozi le date sono quelle già ufficiose: si parla dell’11 maggio. Solo una settimana dopo potrebbe toccare a bar e ristoranti, non prima del 18, quindi. Anche se si pensa all’ipotesi di concedere l’apertura per la vendita da asporto già prima, da affiancare alle consegne a domicilio che vengono già effettuate. I ristoranti, poi, potrebbe riaprire con capienza dimezzata per rispettare le distanze di sicurezza. Per alcuni negozi i problemi, però, saranno tanti: per esempio per quelli di abbigliamento si pone la questione della sanificazione degli abiti, per cui è richiesta anche un’attrezzatura specifica. In tutti i negozi che effettuano servizi per gli utenti, come per esempio i parrucchieri, il rapporto sarà quello di un cliente per ogni dipendente all’interno, non di più. Infine le vacanze estive. Come anticipato saranno vacanze diverse dal solito: la capacità di spostamento sarà molto limitata: niente aerei e niente viaggi fuori dall’Italia. D’altronde è lo stesso governo a dirlo in modo esplicito: le vacanze vanno fatte in Italia.