Il neo Assessore all’agricoltura Salvatore Barbagallo ha idea di cosa accade nei Consorzi di Bonifica in Sicilia?
Probabilmente le esperienze maturate da una cattedra universitaria non sono sufficienti ad avere un quadro completo.
Nel Sifus siamo sempre più convinti sostenitori, considerato che la spasmodica corsa all’approvazione del disegno dì legge di riforma di settore da parte di questo assessorato, dimostra di continuare a sottovalutare molti aspetti fondamentali che sta vivendo la Sicilia anche a causa delle inadempienze politiche in materia agro-silvo-pastorale.
Per dimostralo, andiamo avanti per gradi fugando il pensiero che il Sifus è iscritto al registro dell’opposizione eterna.
La nostra organizzazione sindacale, dal 2020 ha avviato un percorso presso tutti
gli ispettorati territoriali del lavoro una serie di attività di approfondimento, valutazione e responsabilità relativamente alla sicurezza sul lavoro, poiché le infrastrutture consortili sono vetuste, pericolanti e spesso inesistenti. Ciò ha portato nel corso del governo Musumeci attraverso l’allora assessore all’agricoltura Tony Scilla, l’impegno di spesa pari a 14.000 migliaia di euro sul fondo PSR, mediante 11 schede di lavoro per manutenzione ordinaria e straordinaria da svolgere in house, con il personale operaio a tempo determinato. Purtroppo, a seguito della prematura conclusione del governo Musumeci non è stato possibile dare seguito a queste attività. Pur tuttavia con l’avvento del governo regionale Schifani, L’ex assessore all’agricoltura Luca Sammartino destinò queste risorse all’acquisto di Ricambi, distogliendo l’originaria destinazione di queste risorse economiche.
A due anni di mandato di questo governo, il neo assessore Salvatore Barbagallo in continuità con Sammartino ne sposa l’intero percorso politico, dato che lo stesso è padre putativo della proposta di riforma dei Consorzi di Bonifica, tale attività non sono state mai più tenute in considerazione tralasciando il rischio degli infortuni sul lavoro.
A seguire, nel 2022 il Sifus ha avviato un altro percorso mirato al ripristino dell’agibilità democratica sul posto di lavoro, al fine di valutare le responsabilità civili e penali, relative al paventato disastro ambientale causato anche dalle inadempienze politiche e amministrative nei Consorzi di bonifica, dato che questi ultimi sono Enti pubblici di diritto privato vigilati dalla regione e commissariati dall’assessorato al ramo. Si occupano di bonifica del territorio in maniera obbligatoria programmatica e perentoria attraverso gli articoli uno e due della legge regionale 45 del 25 maggio 1995, ma che sistematicamente non mettono in atto per garantire la dovuta sicurezza nei territori agricoli e rurali, al fine di rendere fertili e coltivabili i comprensori irrigui e mettere in sicurezza - mediante bonifica montana - quei comprensori collinari per cui la mancata bonifica ed il relativo rimboschimento e forestazione provocano l’incapacità del suolo di assorbire le acque, trattenere la terra ed evitare che fanghi, sassi e rami finiscano per cambiare le pendenze nei corsi dei fiumi, dei torrenti, dei valloni e della intera rete scolante, provocando esondazioni e allagamenti nelle aree agrosilvopastorali e civili. Tali inadempienze contribuiscono alla desertificazione ed al conseguente cambiamento climatico.
Tra l’altro, c’è un altro aspetto importante che continua a limitare le attività e la funzionalità dei Consorzi di Bonifica, per cui non è necessario che si aspetti una riforma del settore, poiché la formazione professionale dell’intero personale dipendente è una faccenda obbligatoria e continua istituita anche attraverso dei fondi economici trattenuti dalle buste paghe di tutti i dipendenti - come accade in tutti i settori del pubblico impiego e del privato - ciò permette di avere personale qualificato e capace di concorrere alla partecipazione dei bandi pubblici, i quali permettono di utilizzare elevate risorse economiche regionali ed extra regionali, producono servizi efficienti, garantiscono funzionalità e sicurezza e riducono il peso sui consorziati e sulle casse della regione. Cosa più importante è che non tornano indietro non spesi e riutilizzati in altre regioni o ancor peggio in altri Stati, dove sono più lungimiranti e responsabili. La mancata riqualificazione e formazione impedisce di svolgere tali attività comunemente svolte da personale interno, ma che sempre più spesso con aggravi di costi viene affidato a ditte esterne. Ultimamente, la riformulazione dei fondi comunitari sta permettendo di realizzare progetti esecutivi immediatamente cantierabili, tuttavia non tutto gli ingegneri adibiti alla progettazione potranno formare i progetti, poiché manca loro la formazione del BIM (Building information midelling) che è la modalità di gestione di informazioni lungo l'intero ciclo di vita di una struttura edilizia, dalla progettazione iniziale attraverso la costruzione, la manutenzione, fino allo smantellamento finale, mediante l'impiego di modellazione digitale.
A questo punto, pensando che una nuova riforma garantisca “il posto di lavoro” a 13 Commissari liquidatori ed 1 per il periodo transitorio, la prima cosa che salta all’occhio che già dalla nuova definizione i nuovi Consorzi di Bonifica, avranno una definizione d’uso annacquato, poiché verranno identificati come “Consorzi di bonifica e di irrigazione”. Ed anche in questo le ragioni risiedono nell’abrogazione degli articoli 1 e 2 della legge regionale 45 del 25 maggio 1995 che obbligano la programmazione e la realizzazione continua e perentoriamente delle opere di bonifica, snaturando, delegittimando e deresponsabilizzando tali Enti.
Per non dimenticare che questo assessorato, pur erogando contributi straordinari, non è riuscito a garantire un capitolo di spesa destinato esclusivamente al pagamento degli emolumenti, come accade di continuo nei Consorzi di Bonifica che vengono continuamente aggrediti dai creditori. E burla delle burle, com’è accaduto lo scorso mese di luglio a Siracusa, i conti correnti del Consorzio di Bonifica sono tutti e sette bloccati senza conoscere chi ha avviato il procedimento restrittivo mediante pignoramento, pur essendo trascorsi i 45 giorni previsti dalla legge Cartabia, lasciando tuttora il personale dipendente senza emolumenti e senza risposte certe.
In conclusione, se oggi il Governo regionale ed il suo management non si occupano dell’ordinario, ci preoccupa pensare alle bontà che intende dimostrare questo Governo attraverso questa proposta di riforma, nell’ottica delle future generazioni che vorranno investire sin dall’età scolare in ambito agrosilvopastorale, visto l’emorragia generata dallo svuotamento generazionale che conta ogni anno 50mila giovani, in gran parte laureati, preparati che abbandonano la Sicilia, ritenendola una terra senza futuro. Questo è l'esodo fotografato dall'Istat che ha numeri impressionanti, dato che nel 2021 si sono cancellati dall'anagrafe 91.274 siciliani, di cui 50.540 under 40.
In una semplice definizione, questa riforma “non sa da fare, né domani ne mai”
Segr Gen Reg Ernesto Abate