Riceviamo e pubblichiamo la nota dell'ingegnere Luig Bosco in merito ai lavori pubblici in Sicilia.
In numerose occasioni ho avuto modo di fare osservare come la durata media dei lavori pubblici in Italia, ed in particolar modo in Sicilia, supera gli otto anni.
Ho fatto osservare come questi tempi solo in minima parte sono legati ai tempi di progettazione e di realizzazione dei lavori.
Sono per lo più tempi di natura burocratica e legati ai meccanismi di appalto e autorizzativi.
Ho illustrato come ciò comporta il rischio concreto di perdita di finanziamenti europei e non consente il decollo di meccanismi virtuosi, come le ZES (zone economiche speciali).
Ho illustrato la mia ricetta, per dimezzare questi tempi, basata sui fondi di rotazione per le progettazioni e su meccanismi semplici, esenti da fenomeni corruttivi, per l’affidamento degli appalti, evitando anche il rischio di ribassi insostenibili.
Ho espresso le mie preoccupate perplessità sui motivi per cui non si fa ricorso a questo meccanismo proposto (perdita di controllo ‘politico’del sistema).
Oggi desidero esplicitare meglio un ulteriore aspetto negativo legato alla durata anomala dei lavori pubblici.
L’amministrazione di un ente territoriale non ha la possibilità materiale, nel corso di un mandato, di tradurre in realizzazioni complete e finite la propria progettualità.
Deve pertanto consegnare alla successiva amministrazione i propri progetti.
Purtroppo basta poco per mandare in frantumi quanto si è cominciato a costruire per il bene della città: bastano amministratori incompetenti, che spesso non si rendono neanche conto di esserlo.
RITENGO PERTANTO, ANCHE SOTTO QUESTO ASPETTO, FONDAMENTALE ANCHE PER LA POSSIBILITÀ DI RISPONDERE ALLA COLLETTIVITÀ CON FATTI CONCRETI, ATTIVARSI CON L’INTRODUZIONE DEGLI ACCORGIMENTI DA ME PROPOSTI, PER RIDURRE ADEGUATAMENTE I TEMPI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE.