Abnegazione dentro il campo e tanti sacrifici fuori dal rettangolo di gioco. Così si racconta a 360°la bomber del Catania FC Women, Beatrice Vitale. Sei presenze e altrettante reti per l'attaccante etnea in questo campionato di Serie C e per Bea si tratta della quinta stagione coi colori rossazzurri.
Ai microfoni di SalaStampa (in onda ogni lunedì sera alle 21:00 su Rei TV), la numero nove rossazzurra, esterna le sue sensazioni sulla stagione in corso: “Secondo me quest'anno sarà una stagione di transizione. Stiamo puntando più a un percorso di crescita del gruppo e di alcuni principi di gioco. Siamo una squadra piena di giovani, dove le "grandi" hanno delle vite piene, tra impegni lavorativi e di studio. Quindi non abbiamo grandi pretese, vogliamo però mantenere serenamente la categoria, senza grosse difficoltà. La soddisfazione più bella quest'anno? Segnare nel derby col Palermo a Palermo e vincere questa sfida (il Catania si è imposto 2-0 con i gol di Beatrice Vitale e Alessia Cammarata, ndr) che travalica i confini della categoria: insomma è il vero derby di Sicilia…".
Beatrice Vitale, successivamente analizza più nel dettaglio il campionato: “Alcune partite pareggiate le avremmo potute vincere senza troppi problemi. Abbiamo lasciato un po' di punti con squadre obiettivamente alla nostra portata. Abbiamo sicuramente pagato infortuni importanti che non ci hanno permesso di andare in campo con ciò che avevamo preparato in allenamento. Questo ha un po' destabilizzato l'ambiente, però siamo serene e tranquille, sappiamo ciò che possiamo fare ed essendo questo, un campionato lungo, basta restare mentalmente sul pezzo e i risultati sperati arriveranno. Con il nostro allenatore Pierpaolo Alderisi si è creato un rapporto molto forte. Domenica trasferta a Lecce? Altra dura partita ma noi dobbiamo cancellare la sconfitta interna col Gelbison…”.
L'attaccante catanese classe '01, esprime un pensiero sul movimento del calcio femminile, sempre più in crescita in Italia: “Per quello che abbiamo vissuto io e le mie compagne, ovvero tutte coloro che giocano da almeno cinque anni, abbiamo notato un notevole cambiamento. Ognuno ha i suoi obiettivi personali e le sue ambizioni. Per quanto mi riguarda sono entusiasta, perché è bello vedere come con noi, siano cambiate molte cose in positivo”.
Ha poi continuato: “Per quanto riguarda le ragazze più giovani, posso dire che avranno tutte le carte in regola per poter crescere in un ambiente che le mette di fronte ad ogni comfort possibile: dagli allenamenti alla gestione sanitaria, fino alle trasferte e al materiale".
Ma per avvicinarsi al livello maschile, la Vitale nutre dei dubbi: “Non credo che potremmo mai essere minimamente avvicinabili al livello maschile. Per motivi pubblicitari, economici, di diritti televisivi, quantomeno in Italia, non credo che potremo avvicinarci a loro. Però secondo me, alzare la qualità degli allenamenti, la tenuta atletica, la velocità e la gestione fisica di una calciatrice, potrebbe portare a dei miglioramenti importanti, che potrebbero alla lunga, dare risultati anche nella qualità visiva di una partita di calcio femminile”.
Beatrice Vitale, oltre ad essere una forte calciatrice, fuori del rettangolo di gioco, è anche una studentessa universitaria della facoltà di medicina.
Come far conciliare lavoro e studio? “Si concilia grazie a un forte senso di responsabilità, appartenenza e amicizia. Non è sempre tutto facile, anzi, però nella squadra non ho trovato solo delle compagne, ma bensì una famiglia. Sono state tante le volte in cui arrivavo in campo al limite, dopo ore di lezioni, chilometri macinati in macchina (è iscritta alla Kore di Enna, ndr), ma le mie compagne non mi hanno mai fatta sentire sola. Sapevo che mi avrebbero, capita, tollerata e accettata per quello che sono”.
E, ancora: “Dal punto di vista pratico bisogna sapersi organizzare, senza tralasciare la salute mentale. L'anno scorso ho un po' peccato in questo e troppe volte sono arrivata al limite. Molte volte ho preferito il calcio all'università, lasciandomi alle spalle per la prima volta in vita mia la carriera universitaria, quindi quest'anno sono qui con l'obiettivo di essere ancora più brava, di trovare le forze fisiche e mentali per affrontare questa fase importante della mia vita. Ecco, fare tutto ma sapersi dare anche dei limiti. Perché così nel campo come nello studio, se non si è sereni, non si và da nessuna parte”.
In conclusione, le aspirazioni professionali di una giovane ventitreenne: “Mi piacerebbe molto divenire fisiatra. Ho vissuto questo mondo fin da quando sono piccola: le paure, gli infortuni, le dinamiche di campo ecc… col calcio, ma anche col tennis (Beatrice da giovanissima predilige la racchetta agli scarpini da calcio, ndr), credo sia sicuramente un vantaggio. In più, conoscere il prima è fondamentale per capire su cosa puntare e cosa migliorare”.
La medicina dello sport? “Ovviamente resta una possibilità. Ma con tutta sincerità, l'unica cosa che mi preoccupa in questo settore è essere donna. Non è un segreto che ad oggi, purtroppo, le squadre prediligano l'uomo un po' per tutte le figure. Però sì, la prevenzione in ambito sportivo mi interessa sotto tutti i punti di vista. In più la tecnologia fa sempre più passi da gigante su questo, come la prevenzione, la massimizzazione delle prestazioni, c'è un mondo dietro che mi interessa e non poco. Quindi che sia la fisiatria, ovvero in ambito prettamente riabilitativo o medicina dello sport, quindi più generico, so solo che vorrei avere a che fare con gli sportivi”.