A risentire maggiormente dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus attualmente sono i disabili. Le famiglie, infatti, dopo un mese dalle restrizioni disposte dal governo, aspettano ancora risposte e garanzie confortanti da parte dei vari enti e delle amministrazioni locali su come doversi muovere visto che i soli servizi a distanza non bastano. L’avvocato Enrico Orsolini, dell’Associazione Autismo Oltre, ha fatto il punto della situazione sulle condizioni delle famiglie con disabili, ad oggi sempre più sole, che chiedono a gran voce aiuto e interventi il prima possibile. “Sono tante le famiglie abbandonate, i ragazzi con autismo sono chiusi in casa e sono diventati ancora più invisibili rispetto a quanto non lo fossero già prima. L’attenzione verso i ragazzi con disabilità da parte delle scuole è stata riservata in maniera tardiva, non sono stati previsti degli adeguati interventi e non si è provveduto a sistemi alternativi per andare incontro alle famiglie con disabilità.” Molte le famiglie in difficoltà che, nonostante i servizi a distanza, non sono in grado di poterne usufruire e con l’aumento del periodo di quarantena, sarà necessario intervenire per garantire dei servizi alla portata di tutte le famiglie: “Il prolungamento dei tempi di isolamento ci porta a dover interloquire con le pubbliche amministrazioni per capire come agevolare le famiglie in difficoltà. Ora saranno necessari degli investimenti economici per garantire la ripresa delle attività per le persone con disabilità. La reclusione forzata sta già causando crisi comportamentali ma su questo punto abbiamo ottenuto delle risposte positive da parte delle pubbliche amministrazioni che hanno emesso avvisi a favore delle passeggiate per le persone con disabilità consentite all’interno del territorio del proprio comune accompagnati da un genitore.” I soggetti che ne risentono di più sono le famiglie, i genitori e i componenti del nucleo familiare dal momento che hanno una persona con disabilità da dover gestire giorno per giorno senza la necessaria assistenza. “Il supporto psicologico va fatto nei confronti delle famiglie. Oggi inoltre manca anche la previsione di ciò che potrebbe accadere nel caso in cui una famiglia con disabilità risultasse positiva al virus. È necessario avere delle ulteriori garanzie.”