Alfio Franco Vinci In un anno Catania ha perso 12 punti, un punto al mese, nella graduatoria annuale del Sole 24 Ore (23sima eedizione) sul valore delle città italiane, passando dalla casella 90 a quella 102. Quella che negli anni 60/70 era la nona città d’Italia, oggi è quintultima su 107. Tutto ciò è mortificante, preoccupante, e repellente verso i pubblici poteri, TUTTI NESSUNO ESCLUSO. Al neo sindaco Pogliese, in occasione della dichiarazione di dissesto del Comune di Catania, scrissi da queste stesse pagine, che per lui sarebbe stata una stagione irripetibile perché, libero dai pesi del passato, avrebbe potuto dare il via ad un percorso di amministrazione della Cosa Pubblica basato solo sull’efficienza, il merito, e l’economicità. E infatti, sul piano dell’ambiente e dei servizi, siamo scivolati a posizione 105, senza poter dire: ”colpa dell’eredità che abbiamo trovato...“. Quanto sia stato ascoltato il mio suggerimento è evidente; inutile e fastidioso come l’abbaiare di un cane alla luna. Sul fronte della giustizia e sicurezza altro drammatico arretramento da casella 67 a casella 101; 34 punti persi in un anno. Non credo che nelle valutazioni che il Sole 24 Ore analizza tanto provenienti da stakeholder, quanto dai cittadini comuni, c’entri solo la criminalità organizzata. Un peso fondamentale ce l’hanno la micro criminalità, il teppismo, le notti brave del venerdì, sabato e domenica e la “spittizza “, contro le quali si fa solo finta di agire. Andiamo meglio solo sul fronte dell’incremento demografico, 40esima posizione, forse perché terra di Vitaliano Brancati, con il suo indimenticabile “ Paolo il caldo “; ma è una ben magra consolazione, specie in tempi di chiusura dei “punti nascita “...