Nelle ultime settimane in Ucraina si è assistito ad un conflitto durissimo tra Russia e Ucraina. Le ripercussioni si sono avvertite e si avvertono tutt’ora in tutto il mondo. Anche l’ambito della cultura continua a subire una serie di danni incalcolabili, la guerra rischia di cancellare la bellezza. Il conflitto nel quale ci siamo ritrovati sta sconvolgendo gli equilibri di tutto il mondo. Dalla politica all’economia, fino a tutta la società, la guerra sta macchiando con la sua bruttezza tutto ciò che di buono è stato fatto da due popoli fratelli ma, oggi, pronti a puntarsi contro un’arma. La guerra sta purtroppo coinvolgendo anche il settore della cultura: da una parte vengono distrutte chiese, scuole, statue, dall’altra si guarda con sospetto alla produzione artistica di un paese oggi aggressore, ma quello che stiamo realmente rischiando di perdere è un patrimonio di inestimabile valore. Uno dei casi che ha fatto particolarmente scalpore ha riguardato, nei primi giorni del mese di marzo, l'università Bicocca di Milano e il professore Paolo Nori, che ha raccontato la vicenda della quale si è reso protagonista su Instagram: «Sono arrivato a casa e ho aperto il pc e ho letto una mail che arrivava dalla Bicocca. Diceva “Caro professore, stamattina il prorettore e la didattica mi hanno comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto è un momento di forte tensione». Il professore ha anche affermato: «Trovo che quello che sta succedendo in Ucraina sia una cosa orribile e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma quello che sta succedendo in Italia oggi, queste cose qua, sono ridicole: censurare un corso è ridicolo. Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia ma anche essere un russo morto che, quando era vivo, nel 1849, è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita, lo è. Che un'università italiana proibisca un corso su un autore come Dostoevskij è una cosa che io non posso credere». Solo a seguito delle lamentele fatte dal professore e da un'ondata di polemiche scaturite da questa situazione, l’università è ritornata sui propri passi confermando il seminario aggiungendo degli autori ucraini. A questo il professore ha risposto con: «Non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Se la pensano così, fanno bene. Io purtroppo non conosco autori ucraini, per cui li libero dall’impegno che hanno preso e il corso che avrei dovuto fare in Bicocca lo farò altrove». Questa guerra, con il passare dei giorni, registra sempre più vittime, continua la distruzione della cultura dei due paesi, la distruzione della loro storia. In Ucraina sono stati distrutti musei, così come strutture educative. Sin dal 2014, a causa del conflitto nell'Ucraina Orientale, assistiamo ad attacchi che hanno come principale bersaglio le scuole: 750 sono state distrutte, danneggiate o costrette a chiudere. Tutto questo nega ai bambini l'accesso all'istruzione e mette in pericolo la loro vita. Allo stato attuale nel territorio ucraino bombardato diverse scuole sono state chiuse, e di conseguenza, a moltissimi bambini costretti a fuggire dalla guerra è attualmente negato l'accesso all'istruzione. In altre aree, dove le scuole sono ancora aperte, i genitori mandano a scuola i loro figli con addosso adesivi che riportano il gruppo sanguigno, poiché temono che possano essere feriti. Bisogna fare in modo che un tesoro così importante come la cultura vada preservato ad ogni costo, a prescindere dalla provenienza. È giusto che la cultura venga penalizzata a causa delle scelte scellerate di un uomo? Giulia Ardizzone, Manuela Di Grazia, Giulia Di Nicolò, Sabrina Lanzarotti, Martina Liuzzo, Sophia Mangiagli
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