Mentre nelle vie del centro si svolgeva la classica vita notturna giovanile, al porto di Catania, la sera di sabato 5 novembre, è approdata la nave migranti Ong tedesca Humanity 1 con a bordo 144 migranti per lo più provenienti dai centri di detenzione libici.Una dicotomia già sancita in partenza tra giovani spensierati che possono permettersi di vivere un normale sabato sera in compagnia di amici e loro stessi coetanei , in fuga dal loro paese d'origine, stremati da un viaggio in mare aperto lungo settimane. Attivisti e volontari si sono subito mobilitati per soccorrere e aiutare lo sbarco. Uno sbarco parziale e avvenuto solo nelle prime ore della mattinata seguente al termine delle procedure di identificazioni e delle prime visite mediche svoltesi a bordo. A limitare lo sbarco è un decreto interministeriale emesso dal Governo in occasione dell'accaduto e che consente l'accoglienza solo ai soggetti ritenuti fragili: minori, donne ed infermi. A bordo dunque, secondo questa arbitraria selezione, rimangono solo 30 uomini adulti che dovrebbero ritornare in patria. Associazioni volontarie , esponenti politici tra cui Pierpaolo Montalto candidato con Sinistra Italiana che pone l'accento sul caro bollette e sulla disoccupazione che secondo lui sono solo elementi di distrazione di massa per allontanare la gente dalla risoluzione dei veri problemi; anche Cobas, Accoglierete Siracusa, famiglie e studenti sono accorsi per un presidio pacifico mobilitandosi durante l'intera giornata della domenica e quella di oggi durante la quale è stato convocato un presidio permanente per comprendere i prossimi passi e per manifestare un dissenso comune verso una distinzione arbitraria che non tutela i diritti di tutti e tutte. Tra la notte di sabato e e la domenica mattina, era presente anche Aboubakar Soumahoro, neo parlamentare alla camera dei deputati, che con grande umanità è stato vicino alle famiglie e ai ragazzi accorsi per primi, ringraziandoli della loro presenza e partecipazione. «La verità è che il gruppo non vogliono farlo sbarcare, solo le fragilità sono legittimate a scendere e se danno ordine di tornare si butteranno in mare. E' sempre una divisione tra deboli e non; tra uomini e donne; minori e adulti. Dove sono i diritti di tutti e tutte? » queste le parole di Gloria, sindacalista Cobas, che riflette su una costante divisione manichea tra soggetti apparentemente diversi, sottovalutando l'evidenza del caso che rende tutti i migranti "soggetti fragili" perché protagonisti di un viaggio faticoso e pericoloso e di condizioni traumatiche e disumane da cui scappano.«La libertà di spostamento e di decidere dove è meglio vivere per se stessi e per i propri cari è una libertà che nessun governo può togliere a nessuno. Questo è un presidio di democrazia».Alle 13.00 della domenica ancora nessun aggiornamento; i presenti iniziano ad agitarsi per l'assenza di ambulanze e la presenza spropositata delle molteplici volanti delle forze dell'ordine e di un blindato della polizia: tra i sussurri incerti c'è chi spera che siano lì solo per scortarli. Ciò che più preoccupa maggiormente è la notizia dell'arrivo della Geo Barents, anch'essa nave tedesca, con a bordo circa 500 migranti per lo più tutti adulti e maggiorenni e che quindi secondo la logica del decreto dovrebbero tornare in patria. La nave resta comunque bloccata se prima non terminano le procedure di sbarco e negoziazione nella Humanity 1, a bordo della quale durante la sera sono saliti legali e interpreti per mettere a conoscenza i migranti dei loro diritti.A sottolineare la fragilità di tutti i migranti a bordo delle navi, è Luciano Nigro, medico dell'associazione LIVE diritti e prevenzione, presente all'assemblea cittadina che ricorda che la stessa organizzazione mondiale della sanità, reputa una condizione di salute ottimale quando i soggetti vivono in condizioni di serenità, includendo quindi non solo le condizioni fisiche ma anche quelle psichiche. «Non è uno stato d'animo, è uno stato vitale. Sono persone che hanno già subito un viaggio estenuante e hanno rischiato un naufragio, è chiaro che non sono in condizione di salute.» Fa un appello a tutti i suoi colleghi, chiede i criteri con i quali definiscono fragili alcuni e non fragili gli altri. «Qualunque medico alla luce dei fatti, non riterrebbe in grado nessuno dei presenti sulla barca, di affrontare nuovamente il viaggio per tornare indietro. Chiedo di effettuare diagnosi secondo scienza e coscienza». Durante la giornata di domenica, a notare la poca partecipazione e allo stesso tempo l' importanza del presidio, sono Enzo e Linda, siracusani pensionati e volontari da molti anni dell'associazione Mani Tese e Accoglierete Siracusa: «Non resta che aspettare e manifestare che c'è qualcuno dall'altra parte che si oppone alla consuetudine e alle ingiustizie». «I giovani sono sempre meno disinteressati; e questa è colpa di una sinistra totalmente assente e dei molteplici Governi che ormai da troppi anni si susseguono mostrando sempre più instabilità».A smentire la testimonianza è la stessa assemblea cittadina e la folla di giovanissimi studenti che si è precipitata al presidio permanente, con forte emozione e responsabilità sentendosi più che mai coinvolta in una battaglia per la vita di tutti gli uomini senza distinzioni. Con tutta la forza che hanno nel petto urlano e si aggrappano alle ringhiere che li separano dalla nave ,per farsi sentire dai loro stessi fratelli che nel frattempo rispondono con richieste d'aiuto e urla lontane mentre sventolano cartelloni dai finestrini da cui sono affacciati. Uno scenario che non guarda a nessun partito, nessuna politica e nessun secondo fine ma che ha solo l'intento di manifestare la vicinanza, di far sapere che dall'altra parte, dietro la ringhiera ci sono loro che li aspettano e che non se ne vanno fino a quando non scendono. Luca Bruno, studente attivista nell'organizzazione universitaria MUA conferma infatti che «La mia posizione prima di tutto dettata da uno spirito umano che mi obbliga a partecipare. Da europei siamo responsabili delle loro condizione dato il lungo passato da colonizzatori che ci portiamo alle spalle.» «Al di là di ogni partito o associazione la priorità oggi è esserci» aggiunge che lì su quella nave ci sono i nostri stessi compagni che come altri di noi sono partiti per cercare un posto migliore dove vivere e maggiore offerta lavorativa. Un analogia che facciamo fatica ad immaginare ma che riporta alla mente il nostro passato da siciliani immigrati in America per cercare fortuna e la quantità di giovani che migra per trovare migliori condizioni di vita. Le associazioni universitarie stanno inoltre tentando di organizzare un corteo nel fine settimana che possa coinvolgere tutta la città; Giorgio Musumeci inoltre, studente del dipartimento di giurisprudenza all'Università di Catania e membro dell'associazione universitaria La Finestra, annuncia un incontro di formazione aperto a tutti gli studenti dell'ateneo che si terrà nel corso di questa settimana al dipartimento di scienze della formazione.Un papà tra la folla risponde alle domande dei bambini che incuriositi si appendono alla ringhiera che separa noi e loro « La colpa è di Salvini che non vuole farli scendere, perché è cattivo» . Sarebbe bello cari bambini se fosse tutto così semplice, se fosse facile attribuire la colpa di tutte queste ingiustizie a un solo soggetto così da "tagliare la testa al toro". La verità è che sotto la questione dell'immigrazione c'è un grande polverone di cui l'Italia e soprattutto l'Europa è responsabile: la distribuzione e produzione di armi per i conflitti negli stessi paesi da cui i migranti scappano, gli accordi con paesi come l'Egitto che consentono l'accoglienza solo ai migranti omosessuali perché perseguitati nel loro paese, la totale assenza di risposte da parte dell'Europa. Tutti elementi complici di un sistema di ingiustizie e della morte di migliaia di persone che noi stessi europei compatiamo ipocritamente.[gallery ids="65976,65978,65974,65975,65973,65972,65971,65970,65981"]Una divisone netta tra noi e loro, privilegiati e non, tra chi sceglie di esserci e chi decide di non prendere posizione, una separazione costante e ancora più evidente in queste lunghe giornate dove noi e loro siamo separati da terra e mare e da sbarre e ringhiere.La scelta arbitraria dei soggetti fragili sottolinea la necessità di non sottovalutare la sanità mentale
Giovani Cittadini uniti per la vita di tutti e tutte