Si è svolta al monastero di Santa Chiara, sede della comunità di Sant'Egidio di Catania, la presentazione del libro di Soumaila Diawara :"Le cicatrici del porto sicuro". Un testo carico di emozioni e di storie vissute spesso tagliate fuori dalla luce dei riflettori perchè verosimilemte sconvenienti da raccontare. Storie di migranti, soprusi e violenze inaudite celate all'interno dei campi di detenzione libici. Un viaggio attraverso le parole dell'autore, protagonista insieme a tanti altri migranti della difficile rotta via mare per raggiungere le coste siciliane dall'Africa settentrionale. In aula un pubblico giovane di ascoltatori tra cui tanti studenti e studentesse dei principali licei della città come lo storico Convitto Cutelli che, con il professore Marcello Failla, ha partecipato volontariamente alla presentazione. «E' un'occasione per i più giovani di ascoltare storie reali che troppo spesso vengono lasciate in secondo piano, è l'ora di puntare i riflettori sull'emergenza migranti di cui Catania è protagonista», spiega Emiliano Abramo, responsabile regionale della comunità di Sant'Egidio, che da sempre si spende sul territorio per difendere i più deboli. Soumalia Diawara è infatti approdato nel 2014 sulle coste catanesi, dove solo quest' anno sono giunti circa 5mila migranti via mare. La fama internazionale dell'autore, che oggi gode dello status di rifugiato per asilo politico, nasce dalla pubblicazione di video inediti dei campi di detenzione libica. Immagini più che eccezionali, ottenute grazie alla prontezza di Diawara nel nascondere il telefono in una scarpa e di registrare fino a esaurimento della batteria, che hanno aperto gli occhi all'intera popolazione europea, sulle realtà di ciò che subiscono i migranti sulla propria pelle. «Vedere quelle immagini, quell'orrore, ci trasporta in un mondo che non vorremmo mai vedere; storie per cui i migranti spesso non vengono creduti e che adesso con le immagini avranno il loro riscatto». Queste le parole di Emiliano Abramo, molto emozionato per essere riuscito a organizzare la presentazione.Giovani in prima linea, pronti ad accogliere
La realtà di un mondo a cui facciamo fatica a credere