L’ennesima vittima di un sistema burocratico che sembra lavorare a discapito della vita delle persone è Marta (nome di fantasia per la tutela della privacy); studentessa iraniana trasferitasi in Italia da due anni per seguire un corso di laurea magistrale al dipartimento di Economia e Impresa dell'Università di Catania. Il suo percorso sembra essere già arrivato al termine poiché soffre di ansia e depressione, certificato medicalmente, motivo per il quale a metà del primo anno accademico è stata costretta ad abbandonare gli studi ed iniziare un percorso terapeutico. Grazie al percorso affrontato e all’assunzione di farmaci, Marta sembra iniziare a vedere la luce infondo al tunnel. Un tunnel troppo profondo e non più percorribile per l’università di Catania che, dopo aver preso visione del certificato medico non le ha egualmente permesso di recuperare gli esami rendendola così non idonea al secondo anno accademico e al rinnovo della borsa di studio per le residenze universitarie perché priva dei crediti sufficienti per rientrare in graduatoria.
Un comitato di studenti si muove per dare solidarietà a Marta
Se la risposta dell’università di Catania appare già al quanto drammatica, altrettanto lo è quella data dall’ente regionale del diritto allo studio ( Ersu) che anche se più volte contattato dalla ragazza, che per altro parla solo inglese, non gli è mai stata data la possibilità di essere ricevuta. Un comitato di studenti si è mosso per dare solidarietà a Marta e per chi come lei subisce ripercussioni e ingiustizie di questo tipo, dettate da una burocrazia che non tiene conto della vita degli studenti, ma piuttosto dei numeri e delle graduatorie. Il direttore dell'ufficio stampa dell'Ersu: Gianpiero Panvini; risponde all'accaduto manifestando la sua comprensione ai problemi e al forte disagio causato alla ragazza ma, allo stesso tempo, dichiara che purtroppo non avendo i crediti necessari per rientrare nella graduatoria per le borse di studio, non c'è niente da poter fare.
La risposta dell'Ersu e l'assenza di soluzioni
A ricevere i ragazzi è la dott.ssa Caterina Lombardo (responsabile delle borse di studio per gli alloggi universitari ), che non trova altra risposta se non quella di compatire Marta, esplicitando la sua rassegnazione nei confronti di un’istituzione nazionale burocratica a cui lei, in quanto impiegata statale non può fare altro che sottostare. Dalla discussione si evince non solo la conferma dell’esistenza di molteplici casi analoghi a quello di Marta, ma anche l’intenzione dell’ingegnere Spampinato: responsabile dell'Unione operativa delle assegnazioni per le borse di studio; di non ricevere i ragazzi perché incapace di fornire loro delle risposte adeguate. Una triste risposta silenziosa che svela la natura di un ente che dovrebbe per antonomasia tutelare e garantire il diritto allo studio per tutti gli studenti. La genesi del problema infatti, nasce dall’inesistenza di un’appendice, nel bando, che tuteli gli studenti che soffrono di problemi di salute fisica o psichica.
Alla ricerca del vero colpevole
Lecito cercare i responsabili di questa storia, più complesso trovarli. La ricerca porta purtroppo all’unica consapevolezza che l’Italia, come tanti altri paesi, non considera la salute mentale come un reale problema con cui fare i conti. Una realtà che invece sempre più ragazzi affrontano, essendo per tanto impossibilitati, come in questo caso a non poter proseguire gli studi. La richiesta di Marta e il suo certificato medico sono stati protocollati, ma purtroppo, a dire della stessa dott.ssa Lombardo, non ci sarà probabilmente, nessun lieto fine per questa storia. Gianpiero Panvini rassicura dicendo che «bisogna attendere il prossimo consiglio d'amministrazione, durante il quale si potrebbe decidere di dare un contributo straordinario alla ragazza.» «Una grande responsabilità» aggiunge «che raramente il consiglio rischia di prendersi, poiché» come prevedibile «qualora si dovesse fare rientrare la ragazza nelle graduatorie, in via del tutto eccezionale, anche altri ragazzi potrebbe chiedere un trattamento analogo.»L'esito di questa storia dunque è da posticipare a data da destinarsi. Per ora l'assenza di tutele per gli studenti rischia, come in questo caso, di lasciare decine di ragazzi senza casa e senza la possibilità di proseguire gli studi.