Colmare il gap tra Nord e Sud del Paese che nel corso degli ultimi decenni anziché diminuire è cresciuto a dismisura? Suvvia, siamo per caso su Scherzi a parte? Purtroppo a offrire la foto dello squilibrio in Italia, con quella centrosettentrionale, che viaggia a velocità sostenuta mentre quella meridionale, invece arranca. Sfiducia nelle prospettive, può darsi. E le classifiche sono impietose. Pariamo per esempio della classifica sulla qualità della vita stilata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, giunta alla 24^ edizione. Come ogni anno, l’indagine produce una graduatoria generale con ben nove classifiche relative ad altrettante “dimensioni” frutto dei risultati registrati sulla base di svariati indicatori: affari e lavoro; ambiente; reati e sicurezza; sicurezza sociale; istruzione e formazione; popolazione; sistema salute; tempo libero; e reddito e ricchezza. E la Sicilia con le sue città staziona sempre nella parte bassa (Ragusa 84sima, Catania terz'ultima su 107). Tutto questo con un Governo regionale - a due mesi dalla elezioni - litigioso ancora prima di insediarsi. Il presidente Schifani ha addirittura minacciato di "tornare al voto". Motivo? Fratelli d'Italia vuole nomimare nella giunta assessori non eletti, fuori dal Parlamento, a differenza invece di quanto dichiarato dallo stesso Schifani.«I nomi degli assessori devono essere concordati con il partito nazionale»; paradossale in una nota affidata al capogruppo di Fdi, Luca Cannata, a nome dei 13 deputati e dei due coordinatori regionali (Giampiero Cannella e Salvo Pogliese), Fratelli d’Italia ritiene «fondamentale dare nell’immediatezza un governo stabile alla Regione siciliana», sottolineando la «sintonia con le scelte del partito, già comunicate al presidente Renato Schifani. E, ancora, confidando che queste scelte «saranno comunque le più adeguate a salvaguardare l’unità del centrodestra e l’efficacia dell’azione di governo». Tutti allineati e coperti? Così la decisione resta nelle mani del presidente, il quale è davanti a un bivio: piegarsi di fronte agli ordini di Fratelli d’Italia, o far valere autonomia e dignità, evitando di indossare la livrea imposta dal partito della Meloni. Siamo già alle ventilate minacce di dimissioni, in un braccio di ferro destinato a pesare la “stoffa” non solo politica di Schifani. Il neo presidente si metterà il collare di Fratelli d’Italia? Ma quali sono i nomi del contendere? Sono quelli di Alessandro Aricò, Elvira Amata, Giusy Savarino e Giorgio Assenza; una quaterna che alcuni esponenti romani del partito hanno messo in discussione, consigliando che entrassero in quota FdI in giunta Francesco Scarpinato, secondo dei non eletti alle regionali ma dirigente di punta a Palermo, e Elena Pagana, ex deputata grillina, poi di Attiva Sicilia, non eletta con FdI alle regionali, moglie dell’ex assessore Ruggero Razza (pupillo del ministro Musumeci).
Mercoledì 16 novembre gli assessori di Schifani dovrebbero giurare davanti all’Assemblea regionale che dovrà eleggere i componenti dell’ufficio di Presidenza (due vice presidenti, tre questori edue segretari). A parte i quattro nomi di Fratelli d'Italia, per il resto la giunta dovrebbe essere formata da Marco Falcone, Edy Tamajo, Giovanna Volo per Forza Italia; Luca Sammartino e Mimmo Turano per la Lega; Nuccia Albano e Andrea Messina per la Dc Nuova di Cuffaro e Roberto Di Mauro per gli autonomisti di Raffaele Lombardo.