Anche Musumeci aveva sollevato il problema, l'anno scorso, in questo stesso periodo. Ora ci prova Schifani, forse con maggiore decisione. Ma la situazione è davvero vergognosa.
Inaccettabile minare il diritto alla mobilità
«Lo scandalo del caro voli che da tempo colpisce i siciliani deve trovare una risposta, immediata ed efficace»: a dirlo è il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che annuncia di voler denunciare la questione all’Antitrust, coinvolgendo avvocati esperti del settore. «Ma serve anche più attenzione da parte del governo – aggiunge –. È inaccettabile che a minare il diritto alla mobilità dei cittadini sia una compagnia a capitale totalmente pubblico come Ita, impegnata in un cartello con Ryanair sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori ad operare su quel percorso».
Paradossale quanto scoperto. Volare da Palermo a Parigi o Barcellona, infatti, costa meno che prendere un aereo per Roma. Facendo alcune simulazioni, l’Ansa riporta che conviene staccare il biglietto Palermo-Parigi con scalo a Roma e scendere. Un viaggiatore che volesse andare a Roma il 10 dicembre e tornare lo stesso giorno, con Ita, senza bagaglio pagherebbe 428 euro. Per andare a Bologna nel periodo natalizio, il volo con Ita costa 750 euro.
Chiesto l'intervento del ministro Urso
Quello del caro voli è un tema che si ripropone periodicamente per i siciliani «Torno a chiedere al governo di farsi sentire, ed in particolare modo al Mef, al quale da tempo abbiamo posto anche altri temi urgenti su cui non abbiamo ancora ottenuto risposte», aggiunge il presidente della Regione, che ha parlato al telefono direttamente col ministro per le imprese del made in Italy Adolfo Urso: "Ho chiesto al ministro di poter intervenire su Ita, società a capitale totalmente pubblico, per eliminare lo scandalo del caro voli che sta penalizzando in modo vergognoso i collegamenti da e per la Sicilia con il continente. Il caro biglietti di questi giorni è chiaramente il frutto di un cartello a cui Ita non può e non deve aderire. Non si può accettare che il diritto alla mobilità dei cittadini sia così gravemente leso".