Per un giorno le pagine social locali sono state intasate dalle immagini del blitz avvenuto a San Berillo. La notizia: bazar abusivo sgomberato in via carro, sequestri e fermi. Una parte
fondamentale della città di Catania, paralizzata, per un giorno. Interviste, ruspe, forze dell’ordine posizionate intorno al quartiere storico della città. Solo un giorno, poi il silenzio, di nuovo.
Cosa è successo dal giorno del blitz a San Berillo fino ad ora? E soprattutto, a chi interessa?
La collaborazione tra associazioni ed istituzioni
Per ricostruire la vicenda e riuscire ad immaginare una fotografia più che realistica del quartiere e del peso specifico dell’operazione di sicurezza avvenuta, è opportuno fare un passo indietro parlando dei fondi Pnrr destinati alla riqualificazione urbana e di come questi sono stati gestiti. Da giugno 2023 si sono svolti con regolarità gli incontri tra associazioni, cittadini e comune per discutere i progetti di riqualificazione urbana e cercare di creare una collaborazione tra questi e le istituzioni. Lo scopo dei progetti, che verranno realizzati nel corso di questo anno nei quartieri di San Berillo, Librino e Monte Po, è quello di risanare conflitti sociali attraverso operazioni urbanistiche, prestando attenzione alle politiche sociali.
La collaborazione si è davvero realizzata?
I conti allora, sembrano non tornare. In cosa consistono i progetti di riqualificazione urbana a San Berillo? Non servizi né attività sociali ma una superficiale riqualificazione di uno spazio, abitato ad oggi da una categoria di persone emarginate. I progetti prevederanno nello specifico la ristrutturazione della pavimentazione di via Carro e via Buda (dove vi era l’ormai sgomberato bazar abusivo ), la creazione di uno spazio verde, di una pista ciclabile e l’abbattimento di uno dei palazzi (prima dimora abusiva di alcuni degli abitanti del quartiere) da sostituire con un Urban Center. «Non abbiamo bisogno di una piazza o di uno spazio verde» afferma uno degli abitanti del quartiere. Da dove viene questa voce? Nella ricostruzione del contesto in cui collocare il blitz a San Berillo, manca infatti qualcosa: la reazione del quartiere.
Tra il caos il quartiere reagisce
Dopo tanto clamore, poi, il nulla. A rimanere sul territorio infatti, subito dopo l’operazione di sicurezza è stata la caffetteria sociale Trame di Quartiere, lasciata da sola nel caos creato dal turbamento degli abitanti di San Berillo vecchio che non hanno compreso l’operazione. «Non siamo tutti spacciatori e la scelta di condurre una vita del genere non dipende spesso da noi».
Una voce vera; la testimonianza di chi, alla fine, il quartiere lo vive davvero: non un solo giorno nel caos mediatico ma ogni giorno nel caos dell’emarginazione sociale. La risposta del quartiere e il contesto da cui viene la testimonianza è da collocare all’interno di un’assemblea di quartiere avvenuta tra le vie di San Berillo. Seduti su delle panche di legno, in via Carro, gli abitanti sono stati resi consapevoli, dagli operatori di Trame di quartiere, dell’Osservatorio urbano e del Centro Astalli, dei progetti di riqualificazione urbana che avverranno nei prossimi mesi.
Cosa serve a San Berillo e ai suoi abitanti?
I ragazzi (molti dei quali di origine africana e quindi con problemi legati al rinnovo del permesso di soggiorno) sono attenti, risoluti. Alcuni di loro divisi in gruppo traducono in inglese ciò che viene detto così che tutti possano sapere. Le idee sembrano averle tutti molto chiare: «Questi progetti-dice uno di loro dopo aver ascoltato la spiegazione degli operatori -a noi ragazzi stranieri non servono a niente».
Ciò che serve nel quartiere, infatti sono delle residenze, docce, scuole e luoghi come cooperative sociali che possano permettere agli abitanti di vivere. «Molti di noi sono bloccati: senza una casa, che non ci affittano perché siamo stranieri, non possiamo rinnovare i documenti». Tra le panche in via Carro, uniti per l’assemblea di quartiere, c’è chi da emarginato non vuole più esserlo. Tra le panche c’è chi vive la città nei suoi aspetti più veri e la immagina vivibile per tutti e tutte. «Io vorrei che ci fosse una scuola dove si possano imparare più materie» dice un altro parlando a fatica l’italiano ed incastrando con volontà il suo progetto tra quelli degli altri. Ed ecco che, davanti a un desiderio così inaspettato, ogni narrazione costruita dalle voci mai entrate nel quartiere, crolla.
Tra il trotto dei cavalli delle forze dell’ordine ed i cani del reparto cinofilo, arrivati all’orario di punta previsto per l’assemblea di quartiere, sembra che, in ogni caso, la vita a San Berillo continua a desiderare di resistere.
A questo punto, solo un ultimo interrogativo: verso chi sono rivolti davvero i progetti di riqualificazione urbana? La domanda, forse, non ha bisogno di risposte.