“Nel Sud la sanità pubblica è da sempre strutturalmente indietro per qualità e quantità di servizi rispetto alle aree del centro nord del Paese. Non solo a livello di strutture ospedaliere ma anche e soprattutto per ciò che riguarda la medicina e i servizi territoriali. Da anni assistiamo alla riduzione della capacità del sistema sanitario pubblico di dare risposte adeguate alle esigenze di salute della cittadinanza nel nostro territorio”.
La Cgil di Ragusa, interviene sull'argomento proponendo un incontro pubblico, martedì 5 marzo 2024 alle ore 17 per propone alla rete di Associazioni, movimenti, comitati e cittadini la costituzione di un Forum provinciale per la difesa e la promozione della Sanità Pubblica, con l'obiettivo di unire tutte le forze e le realtà già impegnate in questa battaglia.
“Occorre unire le forze per una battaglia contro le politiche del governo nazionale e regionale affinché possa esserci un’inversione di tendenza sulla spesa pubblica, per adeguarla alle esigenze di un SSN di qualità” si legge in una nota firmata dal segretario generale Peppe Scifo. Ma occorre al tempo stesso guardare alle scelte di carrettate economico, organizzativo e gestionale dell'ASP di Ragusa puntando l'attenzione sulle relazioni con il sistema privato, le convenzioni e le esternalizzazioni, rivendicare trasparenza rispetto alla gestione della spesa, soprattutto in materia di assunzioni".
"Il Servizio Sanitario Nazionale, segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali, ormai è profondamente indebolito e sta rischiando il collasso, mentre il Governo continua a tagliare e disinvestire nella sanità pubblica. Le lunghe liste d'attesa per esami diagnostici, compresi quelli prescritti con urgenza, spingono sempre di più le persone a rivolgersi alle strutture private pagando costi altissimi.
Lo scorso anno la spesa privata sostenuta dai cittadini per potersi curare ha superato la cifra record di 40 miliardi. E il numero di persone che ha dovuto rinunciare alle cure per motivi economici è cresciuto in modo esponenziale. Tutto questo è inaccettabile. È a rischio il diritto costituzionale alla salute. Facendo un raffronto con gli altri Paesi europei per spesa sanitaria pubblica, assistenza, dotazioni organiche l'Italia risulta essere molto al di sotto della media.
Occorrono più risorse e al contempo serve riorganizzare l’intero sistema sanitario, per garantire l’effettiva presa in carico delle persone, nel giusto equilibrio tra prevenzione, assistenza ospedaliera e territoriale.
Al tempo stesso vanno affrontate questioni basilari come l'accoglienza dentro le strutture sanitarie, l'organizzazione degli uffici guardando al rispetto dell'utenza ma anche del personale sanitario in prima linea costretto a confrontarsi quotidianamente con le carenze del sistema affrontando le insoddisfazioni e le proteste di chi si vede negato il diritto alla salute.
Il Servizio Sanitario Nazionale, già strangolato dal Governo con la riduzione delle risorse rischia di implodere inesorabilmente e di far crescere ulteriormente le diseguaglianze, soprattutto con
l'attuazione del progetto di autonomia differenziata. Per queste ragioni, insieme occorre una mobilitazione dentro un percorso che non si esaurisce nelle singole iniziative ma che costruisca stabili relazioni tra le diverse realtà per la difesa del diritto alla salute".