Stressati. Arrabbiati. Delusi. E' questa la fotografia di un cospicuo numero di sindaci dei Comuni colpiti dalla caduta di cenere vulcanica che si sono riuniti a Viagrande, su invito di Salvo Faro primo cittadino viagrandese.
L’obiettivo? Chiedere al Governo regionale e al Governo nazionale la presenza sul territorio e immediati interventi per ripristinare le condizioni di normalità dei territori. C'è un problema di salute per le vie respiratorie e per gli occhi.
Gli interventi hanno avuto un denominatore comune: serve un aiuto esterno per liberare strade e piazze e chiaramente la ventilata polemica a distanza tra Fratelli d’Italia e Forza Italia non giova alla causa.
Un dato su tutti: l’assenza di Enrico Trantino, sindaco di Catania, sindaco della Città metropolitana ed esponente meloniano (ma forse qualcuno ha dimenticato di invitarlo?).
L'incontro è stato infatti una sorta di ripetizione del faccia a faccia voluto proprio dal sindaco della Città metropolitana in cui erano state messe insieme le istanze provenienti dai singoli territori alle prese con la sabbia vulcanica.
A Viagrande dunque si è fatto il punto della situazione logistica ed economica. (esaustivo e pregnante l'intervento di Seby Sgroi, sindaco di San Gregorio). C'è bisogno di risorse a copertura delle spese che saranno affrontate nelle prossime settimane per la pulizia del territorio.
Qualcuno ha mai ufficializzato i costi della rimozione della cenere dai tetti, dai giardini, dalle abitazioni e dalle svariate imprese sparse sui territori coinvolti? Parliamo verosimilmente di centinaia e migliaia di euro.
Per questo motivo occorre aprire un tavolo per discutere di un piano condiviso in caso di ulteriori eventi parossistici. La gente ha bisogno di soluzioni. Non di strumentali polemiche. O, peggio ancora, di promesse.
Insomma, occorre evitare polemiche e beghe politiche e procedere con una rapida risoluzione dell'emergenza, nonostante il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci in un'intervista rilasciata al quotidiano La Sicilia, ha affermato che un popolo cresciuto ai piedi di un vulcano dovrebbe considerare gli effetti dei parossismi come sì un problema, ma di quelli che vanno gestiti all’interno di una pianificazione ordinaria. Chiedendo quindi una mano d’aiuto, senza però scivolare – come spesso accade in Sicilia – nell’ottica dell’emergenza.
Parole che hanno lasciato perplessa l''opinione pubblca catanese.
Fra i sindaci, da segnalare l'accorato intervento di Domenico Caggegi, primo cittadino di Valverde, che sta ancora facendo i salti mortali per far quadrare i conti del devastante incendio del 25 luglio dell'anno scorso. Come dire: dopo il fuoco la cenere, i debiti fuori bilancio è risaputo non sono ammessi dalle norme vigenti. E qualcuno dovrà pur dare ascolto ai rappresentanti della gente, del popolo che oggi come non mai non sanno a che Santo rivolgersi.
Un esempio? Il neo Salvo Russo sindaco di Zafferana, ha già speso 300 mila euro per una prima raccolta di cenere dell'Etna se è vero che in alcune zone sono stati stimati 13 kg di sabbia vulcanica per metro quadro. A Milo a oggi sono stati spesi 150 mila euro e così via discorrendo.
E la Regione? Schifani ha detto che chiederà a Roma i necessari aiuti, il presidente delll'Ars Galvagno si è interessato, ha chiesto, ha verificato ma ancora non c'è nulla di concreto sul tappeto.
Di certo c'è chela Regione ha stanziato 998 mila euro per tutti i Comuni, un contributo che non risolverà nulla (20 mila euro circa per ogni Comune): insomma, fate un breve calcolo e capirete che i sindaci sono realmente con le spalle al muro.