Orazio Vasta
Dati dell'Inps e dell'Istat dimostrano che gli stipendi nelle regioni settentrionali sono più alti del 35 per cento rispetto alle regioni meridionali, isole comprese. Ciò significa, per esempio, che una retribuzione media giornaliera lorda in Lombardia di 101 euro, in Sicilia è di 75 euro.
Questi dati non sono emersi dall’elaborazione realizzata dal sindacalista Giorgio Cremaschi ma dall’Ufficio studi della CGIA - Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre - che evidenzia "gli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, in particolare tra Nord e Sud, ma molto evidente anche quelli tra le aree urbane e quelle rurali.
Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL). L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste e in molti casi sono addirittura aumentate".
Inoltre, "nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che – tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media – sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord ".
Insomma, le GABBIE SALARIALI sono state abolite solo sulla carta per accontentare le richieste di Cgil, Cisl e Uil e per contrastare le avanguardie operaie rivoluzionarie che si organizzavano anche in clandestinità. I primi, in effetti si sono accontentate, considerato che nel 2024 inoltrato ci sono salari diversificati fra chi lavora al Nord e chi lavora nelle regioni del Meridione, in Sicilia e in Sardegna; i secondi sono stati duramente repressi e, quindi, sconfitti.
Che dire?
In Italia gli stipendi più bassi dell'Unione Europea e gli stessi bassi stipendi diversificati fra il settentrione e il "resto".
E l'Autonomia Differenziata non c'è ancora.